Papa Leone V, il 118º pontefice della Chiesa cattolica, regnò per un periodo estremamente breve tra luglio e settembre del 903, in un’epoca segnata da conflitti interni, lotte di fazione e instabilità politica. La sua figura, seppur poco documentata, offre uno spaccato significativo delle dinamiche che caratterizzarono il papato durante il cosiddetto "secolo oscuro" del X secolo. Originario di Ardea, non appartenente al clero romano, la sua elezione fu probabilmente il risultato di un compromesso tra le fazioni formosiane e antiformosiane, impegnate in aspre conteste per il controllo della Santa Sede. Il suo pontificato, durato meno di due mesi, si concluse con una deposizione violenta e una morte in circostanze mai pienamente chiarite, lasciando un’eredità complessa che riflette le tensioni del tempo.
Il X secolo rappresentò per la Chiesa cattolica un periodo di profonda crisi istituzionale e morale, spesso definito "secolo di ferro" o "secolo oscuro". Le lotte tra le famiglie aristocratiche romane, le ingerenze dei sovrani carolingi e post-carolingi, e le tensioni dottrinali legate alla questione formosiana crearono un clima di instabilità cronica. La questione formosiana, in particolare, scoppiata alla fine del IX secolo, divideva il clero tra sostenitori e oppositori di Papa Formoso (891–896), la cui legittimità era stata contestata dopo la sua morte durante il sinodo del "Cadavere" (897). Questo conflitto influenzò direttamente l’elezione e la deposizione di Leone V, poiché le fazioni rivali cercavano di imporre candidati allineati alle rispettive visioni politiche e teologiche.
Leone V, nato probabilmente con il nome di Stefano o Leonardo ad Ardea intorno all’850, era un monaco benedettino del monastero di Brandallo. La sua elezione nel luglio del 903 fu un evento anomalo: non apparteneva al clero romano, circostanza insolita per l’epoca. Secondo gli storici, questa scelta rifletteva l’impossibilità delle fazioni romane di trovare un accordo su un candidato locale. La sua reputazione di uomo integro e devoto, unita alla provenienza esterna, lo rese un compromesso accettabile, seppur temporaneo, tra le parti in conflitto. Tuttavia, la mancanza di radici nella gerarchia ecclesiastica romana lo rese vulnerabile alle trame di potere che caratterizzavano la Curia.
Le fonti concordano sulla brevità del pontificato di Leone V, sebbene esistano discrepanze sulla durata precisa. Secondo il catalogo pontificio citato da Treccani, il suo regno durò circa trenta giorni, mentre altre fonti, come Wikipedia, parlano di 57 giorni. Questa divergenza potrebbe riflettere diverse interpretazioni del momento esatto della sua deposizione: alcuni studiosi considerano valido il pontificato fino alla sua morte in carcere, avvenuta successivamente alla destituzione. Durante il suo breve mandato, Leone V non ebbe il tempo di lasciare un’impronta dottrinale o amministrativa significativa. La mancanza di documenti ufficiali e la scarsità di cronache del periodo rendono difficile ricostruire le sue azioni concrete.
La fine di Leone V fu segnata dall’ascesa dell’antipapa Cristoforo, che lo depose nel settembre del 903. Cristoforo, precedentemente sacerdote della chiesa di San Lorenzo in Damaso, era stato ordinato dallo stesso Leone V, il che solleva interrogativi sulle motivazioni del tradimento. Due teorie principali emergono dalle fonti: la prima suggerisce una frattura interna alla fazione formosiana, con Cristoforo che contestava la leadership di un pontefice non romano; la seconda ipotizza che Cristoforo fosse legato a gruppi ostili a Formoso, desiderosi di ripristinare l’influenza delle famiglie romani. La deposizione avvenne con violenza: secondo alcune cronache, Leone V fu imprigionato e assassinato su ordine di Cristoforo, mentre altre fonti attribuiscono la sua morte a Sergio III, che salì al soglio pontificio nel 904.
La data e le modalità della morte di Leone V rimangono oggetto di dibattito. Secondo Ermanno il Contratto, egli fu ucciso nello stesso settembre del 903 da Cristoforo. Altre fonti, come Ausilio di Napoli ed Eugenio Vulgario, collocano la sua morte in novembre o addirittura dicembre, durante la prigionia sotto Sergio III. La sepoltura nel Laterano, attestata da alcuni documenti, suggerisce che la Chiesa abbia successivamente riconosciuto la sua legittimità, nonostante la brevità del regno. La confusione cronologica riflette la caotica situazione politica dell’epoca, caratterizzata da rapidi cambi di potere e dalla mancanza di registri ufficiali affidabili.
La figura di Sergio III, pontefice dal 904 al 911, è centrale nella vicenda postuma di Leone V. Appartenente alla fazione antiformosiana, Sergio fu accusato di aver ordinato l’eliminazione sia di Leone V che di Cristoforo per consolidare il proprio potere. Questa ipotesi è avvalorata dal fatto che Sergio era legato al sinodo del Cadavere, che aveva condannato post mortem Papa Formoso, e mirava a estirpare ogni residua influenza formosiana. L’eliminazione dei due predecessori avrebbe permesso a Sergio di presentarsi come legittimo successore di Stefano VI, pontefice associato alla stessa fazione.
Nonostante la brevità del suo regno, Leone V è ricordato come una figura tragica, vittima delle lotte di potere che travagliarono la Chiesa del X secolo. La sua elezione da parte di un clero diviso sottolinea l’importanza del principio di compromesso in periodi di crisi, mentre la sua deposizione violenta evidenzia i rischi di un papato privo di sostegno politico solido. Gli storici moderni, come Umberto Longo, sottolineano come il suo pontificato sia emblematico del "perdurante mistero" che avvolge molte vicende ecclesiastiche di quel periodo, caratterizzato da vuoti documentari e interpretazioni contrastanti.
Leone V incarna la transizione tra l’epoca carolingia e l’inizio del Medioevo centrale, un periodo in cui il papato iniziò a confrontarsi con nuove realtà politiche, come l’ascesa delle signorie locali e il declino dell’autorità imperiale. La sua storia ricorda come la Chiesa, nonostante le crisi, abbia mantenuto un ruolo centrale nella società europea, adattandosi alle trasformazioni storiche attraverso figure spesso dimenticate, ma cruciali nel tessuto istituzionale.
Il pontificato di Leone V, seppur effimero, offre una finestra sulle dinamiche di potere, le conflittualità dottrinali e le sfide istituzionali che segnarono la Chiesa nel X secolo. La sua elezione come compromesso, la deposizione violenta e la morte oscura riflettono un’epoca in cui il soglio pontificio era tanto ambito quanto pericoloso. La mancanza di fonti dettagliate non deve sminuire l’importanza di questa figura, ma piuttosto invitare a una riflessione sulla complessità della storia ecclesiastica, dove anche i regni più brevi contribuiscono a disegnare il percorso verso la riforma e la rinascita spirituale.