La bomba che ha fatto saltare in aria le auto di Ranucci e della figlia. Come ho scritto ieri, si è subito sollevato il coro di ipocrisia a condannare l'episodio. Intanto Ranucci era stato lasciato solo, isolato e sottoposto ad uno stillicidio di querele per diffamazione. Ne ha collezionate 224. Eppure da moltissimi anni ci sono in Parlamento proposte di legge tendenti a tutelare gli operatori dell'informazione. Tutte insabbiate. In altri Paesi, a cominciare dagli Stati Uniti, questo reato non esiste. Ranucci, comunque, ha una azienda alle spalle. Io con l'Osservatorio non ho nessuno. Eppure, nel mio piccolo, ho ricevuto fior di intimidazioni, minacce e di querele. Tutte da esponenti politici. Secondo quella che è una evidente strategia. Quasi che il giornalismo sia per i politici un crimine. Ieri un uomo è stato condannato a Cagliari a oltre 4 anni di carcere per aver malmenato un medico, perforandogli un timpano. La provvisionale risarcitoria che gli è stata comminata è di 5 mila euro. Quanto è stato inflitto a me per una opinione, usando la parola "furbata", sulla concessione di un rimborso legale concesso da un sindaco al principale suo alleato politico, presidente del consiglio comunale. Tra l'altro il legale di quel politico era, per altre vicende, il consulente dell'ordine dei Giornalisti e dell'AssoStampa (sindacato). E proprio le istituzioni di categoria sono le prime a lasciare soli i giornalisti, come io scrivo ripetutamente. Non dobbiamo meravigliarci, quindi, della bomba a Ranucci. Ricordo soltanto che Giancarlo Siani, ucciso dalla camorra a Napoli, non era neanche iscritto all'ordine dei Giornalisti. E il tesserino di appartenenza professionale gli fu dato, simbolicamente, solo dopo la sua morte. I giornalisti scomodi in Italia sono un problema per il potere. Quello stesso potere che oggi si indigna per il kg di esplosivo sotto l'auto di Ranucci. Mario Guerrini.