Editoriale: spiagge sarde depredate, un crimine che non si può più tollerare

  Le spiagge sarde sono ormai diventate teatro di un crimine insidioso e ripetitivo: il furto di sabbia, conchiglie e ciottoli. Le recenti notizie di due coppie di turisti, una di Latina e una tedesca, fermate al porto Isola Bianca di Olbia con bagagli pieni di questi "souvenir", rappresentano solo la punta dell'iceberg di un fenomeno che non possiamo più ignorare. Ormai, cartelli di sensibilizzazione contro il furto di sabbia e sassi campeggiano in numerose località balneari della Sardegna. Eppure, nonostante i divieti, alcuni turisti continuano a considerare le nostre spiagge come riserve personali da cui attingere. I recenti episodi di Budoni sono emblematici: pietre e conchiglie ben custodite nei bagagli, pronti per essere portati via come trofei di una vacanza. Questo atteggiamento denota una mancanza di rispetto non solo per l'ambiente, ma anche per la cultura e le leggi locali. Gli agenti della security dell'Autorità di sistema portuale del mare di Sardegna hanno fatto bene a fermare i ladri di natura. Tutto il materiale sequestrato è stato consegnato alla sezione operativa territoriale dell'Agenzia delle Dogane, e così deve continuare. 

  Ma non basta. Serve una presa di posizione più dura e chiara da parte delle autorità. Come ha giustamente ironizzato Geppi Cucciari, "portarti via un bagnino dalle spiagge al massimo". Ecco, questo dovrebbe essere l'approccio: tolleranza zero. Se necessario, pene più severe, multe salate e, perché no, anche il sequestro dei veicoli utilizzati per il trasporto del materiale rubato. Non si tratta solo di preservare la bellezza delle nostre coste, ma di salvaguardare un patrimonio che appartiene a tutti noi. Le spiagge non sono negozi self-service, dove ognuno può prendere ciò che vuole senza conseguenze. È un crimine contro la natura, contro il turismo sostenibile e contro le generazioni future che hanno diritto di godere delle stesse meraviglie che noi abbiamo oggi. 

  Le amministrazioni locali devono essere intransigenti. Deve diventare impossibile pensare di poter rubare anche solo un granello di sabbia senza pagarne le conseguenze. La cultura del rispetto deve prevalere, e ciò richiede un cambio di mentalità che parte dall'educazione, passa per la comunicazione e arriva fino alla sanzione esemplare. Siamo tutti custodi di questo paradiso terrestre. Non permettiamo che pochi irresponsabili rovinino ciò che di più bello abbiamo. Perché, alla fine, difendere le nostre spiagge significa difendere la nostra identità e il nostro futuro.

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