Mentre in Sardegna si eseguono in questi giorni le operazioni di trebbiatura del grano, tra i campi si respira delusione e amarezza. Gli agricoltori sardi si dicono delusi e umiliati dai prezzi bassissimi con cui viene pagato il loro prodotto, uno sconforto raccolto e rilanciato dal Centro Studi Agricoli.
«Con le importazioni aumentate del +21,6%, agricoltori sardi alla rovina. Regione intervenga subito» è l’appello lanciato dal presidente Tore Piana e dal vicepresidente Stefano Ruggiu. Secondo i dati diffusi dal Centro Studi Agricoli, nei primi tre mesi del 2025 l’Italia ha importato oltre 791.000 tonnellate di grano duro, con un incremento del 21,6% rispetto al 2024, mentre in Sardegna il grano viene pagato appena 25 euro al quintale, un prezzo che non copre neppure i costi di produzione.
«Con rese medie di 18 quintali per ettaro, i nostri agricoltori vanno in perdita – denunciano Piana e Ruggiu –. Rimangono solo gli aiuti PAC, ma se questi ritardano, il comparto crolla. La Regione deve intervenire subito con misure di sostegno alla cerealicoltura.»
Il Centro Studi Agricoli denuncia inoltre la concorrenza sleale del grano importato da Paesi in cui non vigono le normative europee in tema di sicurezza, agrofarmaci e diritti del lavoro. «Il grano per la Sardegna è cibo, cultura e identità. Basta con importazioni da filiere non controllate. La pazienza è finita – concludono Piana e Ruggiu –. La Regione deve attivarsi con misure straordinarie di aiuti regionali. Servono risposte ora.»