Domenica 8 giugno, nel corso dell’ultima puntata della trasmissione televisiva Report, andata in onda su Rai 3, è stato trasmesso un servizio interamente dedicato al caso della birra Ichnusa. Un’inchiesta destinata a sollevare interrogativi e riflessioni, non solo per il rilievo commerciale del marchio, ma soprattutto per il significato identitario che la Ichnusa da tempo rappresenta per molti sardi e non solo.
Al centro del servizio l’ipotesi che la birra prodotta ad Assemini, stabilimento appartenente al gruppo Heineken, possa essere esposta al rischio di contaminazione da fluoro, in ragione dell’approvvigionamento idrico proveniente da una zona classificata dall’Ispra come SIN, ovvero sito di interesse nazionale per criticità ambientali, in prossimità degli stabilimenti della Fluorsid.
L’inchiesta prende le mosse da un docufilm del 2022, Chemical Bros del regista Massimiliano Mazzotta, e si fonda su alcune analisi inizialmente difformi, condotte da due università, sui valori di fluoro riscontrati in un lotto di bottiglie Ichnusa. Tuttavia, come documentato, i successivi esami avrebbero restituito dati coincidenti e allineati ai limiti normativi di legge. A essere evidenziata dalla redazione di Report è stata invece la mancata risposta da parte della Asl territoriale alle richieste di analisi di controllo presentate dagli autori della trasmissione.
Il servizio si chiude lasciando volutamente in sospeso le conclusioni, sebbene i rappresentanti della Heineken intervistati abbiano esposto davanti alle telecamere le certificazioni Asl sulle fonti idriche utilizzate, confermando la piena conformità delle acque impiegate nella produzione della birra Ichnusa.
Colpisce però come l’attenzione investigativa sia stata riservata esclusivamente al caso sardo, senza un più ampio approfondimento sull’intero comparto nazionale della produzione industriale di birra e bevande. In Italia, infatti, sono numerosi gli stabilimenti collocati in aree industriali o in prossimità di siti SIN, con problematiche ambientali note e documentate. Tra questi, l’area di Porto Marghera, tra le più estese zone SIN d’Italia, dove sono presenti numerosi stabilimenti di produzione di birre e bevande, inclusi altri impianti dello stesso gruppo Heineken.
Situazioni analoghe si riscontrano nella SIN di Bussi sul Tirino in Abruzzo, dove ha sede la produzione di acque minerali a marchio Santa Croce, o ancora nelle aree industriali di Brindisi, Taranto e Bari, dove accanto agli impianti siderurgici operano stabilimenti di imbottigliamento, come quello della Peroni. Quest’ultima produce anche nello stabilimento di Pomezia, nel Lazio, in un’area industriale che da tempo registra criticità ambientali documentate, legate anche alle attività del Centro Eni e ai complessi industriali della Leonardo Spa.
La medesima trasmissione Report, in un recente servizio, ha però dedicato alla Peroni un trattamento ben diverso, definendola “la birra nazionale” e non sollevando, in quel contesto, rilievi o preoccupazioni sugli aspetti ambientali degli impianti produttivi.
Per questo il servizio andato in onda su Rai 3 finisce inevitabilmente per richiamare l’attenzione anche su un’altra questione che negli ultimi anni ha coinvolto la Sardegna, quella legata alle proteste sull’installazione degli impianti per le energie rinnovabili. Già in quella circostanza, come ricordato da alcuni osservatori, non erano mancate polemiche sull’impostazione dei servizi giornalistici nazionali, accusati di trascurare le ragioni dei comitati locali e delle amministrazioni sarde che si oppongono allo sfruttamento indiscriminato del territorio isolano.
In entrambi i casi – tanto nella vicenda Ichnusa quanto in quella delle rinnovabili – la Sardegna si è ritrovata al centro dell’interesse mediatico, con servizi destinati ad alimentare reazioni diverse e contrapposte nell’opinione pubblica.