Un recente sviluppo nella ricerca sul coronavirus in Cina ha sollevato preoccupazioni significative nella comunità scientifica globale. Il nuovo ceppo, denominato GX_P2V, un mutante del Covid GX/2017 correlato al SARS-CoV-2, è stato testato in laboratorio su topi geneticamente modificati per renderli simili agli esseri umani, con risultati allarmanti. La variante ha mostrato un tasso di mortalità del 100% nei roditori, suggerendo un alto grado di letalità e una possibile infezione cerebrale come causa della morte.
L'esperimento, condotto da un gruppo di ricercatori dell'Università di Tecnologia Chimica di Pechino, ha sollevato interrogativi sia sulla necessità scientifica di tali studi sia sulle misure di biosicurezza impiegate. Gli esperti, tra cui il dottor Gennadi Glinsky della School of Medicine di Stanford e il professor Francois Balloux dell’University College di Londra, hanno espresso preoccupazioni per il potenziale rischio di diffusione del GX_P2V negli esseri umani, descrivendo lo studio come "terribile" e "totalmente inutile scientificamente".
Richard Ebright della Rutgers University ha messo in evidenza anche l'assenza di dettagli sul livello di biosicurezza e sulle precauzioni adottate durante la ricerca. La mancanza di queste informazioni essenziali solleva dubbi sulla sicurezza delle operazioni e rinnova i timori relativi alla sperimentazione di virus potenzialmente pandemici.
Questi sviluppi hanno riportato l'attenzione sul rischio associato alla conduzione di esperimenti pericolosi con virus e sulla necessità di un'attenta valutazione del rapporto rischio-beneficio in tali ricerche. La storia recente ha dimostrato che le conseguenze di un'eventuale fuga di un agente patogeno dal laboratorio possono essere devastanti, come dimostra la pandemia di Covid-19. La comunità scientifica globale e le autorità sanitarie devono rimanere vigili e impegnate a garantire che la ricerca sui virus sia condotta in modo sicuro e responsabile.