Se la Sardegna è la vostra casa, la terra che da sempre vi fa da
grembo materno, alcune delle sue leggende saranno radicate
dentro di voi tanto a fondo da non poter essere estirpate mai. Una
di queste, è quella delle Panas. Più triste, forse, che inquietante. Di
quella tristezza che ha il sapore agrodolce della vita che continua
nonostante tutto, ma che in quel “nonostante tutto” nasconde la
paura e il buio. Sì, perché le Panas altro non sono che gli spiriti
delle donne morte di parto.
Erano altri tempi e, ricordo questo detto che mi fece rabbrividire
quando ero ragazzina, dopo il parto una donna e il suo bambino
erano più lì, nell’aldilà, che qui per almeno 30 giorni. Anche adesso
dare la vita comporta dei rischi, ma – e grazie a Dio, aggiungerei –
sono minimi, considerando l’ospedalizzazione e le conoscenze
moderne. Quindi per noi è quasi inconcepibile pensare a quanto
potesse essere semplice passare da un momento bello a uno
infausto.
Ma torniamo a noi. Le donne che, tentando di mettere al mondo il
proprio figlio, morivano, potevano trasformarsi in Pana. Per
scongiurare questo pericolo, nella bara della puerpera defunta si
mettevano ago e filo, in modo che la sua anima potesse finire il
corredo del bambino e passare oltre, in pace.
In caso contrario, be’, era – insieme a tutte le altre Panas –
maledetta e costretta a lavare i panni del proprio neonato per sette
lunghi anni, di più se disturbata. Immaginate uno spirito che canta
una ninnananna triste, che sa di dolore e di perdita, vestito con una
tunica bianca macchiata di sangue e che lava dei panni in un
fiume... paura, eh? Per carità, certo, ma io ci vedo in questa
leggenda anche tanta, troppa malinconia.
IL motivo per cui presumibilmente venne creata questa leggenda
era educativo: meglio stare nelle proprie case, di notte, che andare
in giro, con tutti i pericoli. Inoltre, chi ci credeva, nelle povere Panas
maledette da un destino crudele, sapeva che se disturbate
potevano essere anche molto cattive e lanciare maledizioni. E non
solo: la loro prigionia sulla terra, se distratte dal proprio compito,
poteva durare anche più di sette anni.
Meglio, insomma, stare buoni nel proprio letto, la notte, e non
disturbare nessuno… vivi o morti!