Quando mi chiedono quale sia stato il calciatore che più mi ha fatto divertire, non ho esitazioni: rispondo sempre "Maradona". Ho avuto il privilegio di vederlo giocare dal vivo, oltre che in TV, e posso affermare senza ombra di dubbio che con un piede faceva ciò che la maggior parte dei calciatori non riusciva a fare con due. Negli ultimi venti metri di campo, Diego era ineguagliabile, un genio capace di trasformare il nulla in tutto.
Maradona non era solo un calciatore, era un miracolo sportivo, un dono divino che ha incantato milioni di tifosi in tutto il mondo. Quando nel 1984 il Napoli lo acquistò per 13 miliardi di lire, il San Paolo fu teatro di una scena epica: 70.000 persone in estasi mentre Diego palleggiava al centro del campo, come se fosse nato per quel momento, come se il destino del calcio fosse scritto nei suoi piedi. Oggi, quello stesso stadio porta il suo nome, un omaggio dovuto a chi ha dato tanto a quella città e a quel popolo.
Nel 1986, durante i Mondiali in Messico, Maradona realizzò il gol che molti definiscono il "gol del secolo".
Lo vidi in diretta, quel momento in cui saltò praticamente tutta la Nazionale Inglese, consegnando quel gol alla storia del calcio. Un’impresa che solo lui poteva compiere, un capolavoro che ha scosso le fondamenta dello sport.
Ma Maradona non si limitava a sfidare gli avversari, sfidava le leggi della fisica stessa. Come dimenticare il suo gol su punizione contro la Juventus, in un'area affollata da una barriera a soli tre metri? Il Pibe de Oro, con un tocco delicato, fece passare la palla sopra la barriera e la piazzò sotto l'incrocio. O ancora, quando segnò due reti direttamente dalla bandierina contro la Lazio. Chi, nella storia del calcio, è mai riuscito a fare ciò che ha fatto Diego?
Le polemiche sul suo passato extracalcistico mi interessano poco. Ho sempre amato la sua classe, la sua leadership innata. Maradona era un leader non solo in campo, ma anche fuori, un uomo che con la sua presenza cambiava l'umore di un'intera città.
Ricordo ancora una partita di Coppa Italia tra Cagliari e Napoli allo Stadio Sant'Elia. I biglietti andarono a ruba, perché tutti speravano di vedere Maradona dal vivo.
Si sparse la voce che non sarebbe neppure partito con la squadra per Cagliari. Ma, quando le formazioni furono annunciate, Diego era in panchina. Era comprensibile, visto che in Coppa Italia si dava spazio alle seconde linee.
La partita fu noiosa fino al 70mo minuto, quando Diego si alzò dalla panchina per iniziare il riscaldamento. Lo fece con le scarpette slacciate, un dettaglio che mi colpì. All'80mo minuto entrò in campo, tra l’ovazione dello stadio, e continuò a giocare con le scarpette slacciate. Mi chiedevo se le avrebbe mai allacciate.
Diego danzò in mezzo al campo, toccò due o tre palloni, e all’88mo minuto, quando tutti si preparavano ai tempi supplementari, ricevette un pallone al limite dell'area. Con un controllo di sinistro e un piattone rasoterra, la palla finì in rete, accarezzando il palo. Il portiere del Cagliari rimase immobile, in segno di rispetto, quasi applaudendo a una simile prodezza.
Questo era Diego Armando Maradona, il sinistro di Dio. Un calciatore che ha trascinato il Napoli, l'Argentina e tutto il mondo del calcio in una dimensione parallela, dove il pallone era estensione naturale del suo corpo e la magia la sua lingua madre. Perché Maradona non giocava a calcio: Maradona creava, ispirava, viveva. Ed è per questo che rimarrà per sempre il miracolo sportivo più grande di Dio.