Energie rinnovabili e tutela del paesaggio: la Sardegna porta in Senato le proprie correzioni al decreto sulle aree idonee

Cagliari – La Sardegna si presenta a Roma con una posizione definita e un pacchetto di modifiche sostanziali al decreto-legge 175/2025, quello che ridisegna il quadro nazionale delle aree idonee alla produzione energetica da fonti rinnovabili. L’assessore regionale dell’Industria, Emanuele Cani, ha depositato in Senato una memoria dettagliata e una serie di emendamenti concordati con gli assessorati dell’Ambiente e dell’Urbanistica, sotto il coordinamento della Presidenza della Regione.

Il nodo politico è chiaro: il governo nazionale, con un decreto d’urgenza e senza aver raggiunto un’intesa preventiva con le Regioni in Conferenza Unificata, ha tracciato un perimetro che incide in modo pesante sulle competenze territoriali. È una scelta che la Sardegna considera non soltanto discutibile nel metodo, ma lesiva nel merito.

Cani lo ha spiegato con nettezza durante l’audizione in Commissione: «Desta perplessità l’utilizzo dello strumento della decretazione d’urgenza e la mancata previa acquisizione dell’intesa in sede di Conferenza Unificata, una scelta che appare motivata dall’intento di eludere tale procedura». Nel cuore dell’intervento c’è un principio che la Regione rivendica da tempo: il rispetto dell’autonomia, soprattutto in un settore – l’energia – che, per la Sardegna, incrocia competenze primarie di governo del territorio e urbanistica.

Il quadro delineato dalla memoria è chiaro: l’individuazione unilaterale da parte dello Stato delle aree idonee rappresenta una compressione delle attribuzioni regionali e rischia di alterare l’equilibrio tra tutela del paesaggio, economia agricola e sviluppo energetico. Una tensione già nota, che la giurisprudenza costituzionale ha spesso richiamato come terreno da affrontare con lealtà istituzionale reciproca. Da qui la denuncia della Regione: la leale collaborazione non è una formalità, è un cardine costituzionale.

Il pacchetto di emendamenti presentato dall’esecutivo regionale va dunque in una direzione precisa: ricondurre il tema delle aree idonee entro un perimetro più rispettoso delle autonomie e più aderente alla realtà territoriale sarda. Le proposte chiedono di rafforzare la programmazione delle Regioni, limitare gli impianti solo alle superfici già degradate, proteggere le aree agricole di pregio e i paesaggi rurali storici, salvaguardare i siti UNESCO e disciplinare con maggiore equilibrio sia l’agrivoltaico sia l’uso degli invasi idrici.

Cani ha sintetizzato l’obiettivo: «Gli emendamenti proposti hanno principalmente l’obiettivo di limitare la realizzazione di impianti FER in queste aree, dove inciderebbero in maniera significativa sul valore e sulla tutela del patrimonio culturale e paesaggistico nazionale». La Regione chiede inoltre che chi ha già raggiunto gli obiettivi di potenza installata possa modulare le proprie scelte senza imposizioni esterne: una richiesta che tocca direttamente la Sardegna, protagonista suo malgrado di un sovraccarico di impianti negli ultimi anni.

Il dossier non è chiuso. La Regione ha annunciato la possibilità di ulteriori interventi, da discutere sia in sede di coordinamento tecnico sia nella stessa Commissione parlamentare. Il confronto ora passa alla politica nazionale, con una Sardegna intenzionata a non restare spettatrice quando si parla di energia, territorio e autonomia.

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