Alghero: Fratelli d’Italia all’attacco sull’acquisto di Capo Caccia e Punta Giglio. Cocco: “Operazione opaca e mal gestita, ora la città merita risposte”

Una striscia di bosco vincolato, un parcheggio dimenticato, un’ipoteca nascosta e una delibera rimbalzata tra uffici e giunta. L’operazione di acquisizione dei 200 ettari tra Capo Caccia e Punta Giglio, annunciata come un “ritorno alla collettività”, si trasforma per Fratelli d’Italia in un caso politico che solleva dubbi di merito, metodo e opportunità. A guidare l’offensiva è Alessandro Cocco, consigliere comunale di opposizione e capogruppo FdI, che, contattato dalla redazione, si è lasciato andare ad una lunga analisi sulla vicenda con la quale ha ricostruito ogni fase dell'acquisizione, smontando la narrativa della giunta Cacciotto.

«La trasparenza è il primo dovere verso i cittadini», premette Cocco, «ma in questa vicenda continuano a emergere elementi critici che impongono risposte chiare e puntuali». A preoccupare non è solo il merito dell’operazione – 400mila euro per terreni totalmente vincolati e improduttivi – ma soprattutto ciò che l’ex assessore definisce una gestione “affrettata, opaca e potenzialmente dannosa per l’ente”.

Secondo quanto ricostruito da Cocco, il Comune avrebbe acquistato una porzione di area boscata, interamente vincolata e soggetta a obblighi di manutenzione antincendio, a fronte della rinuncia – non motivata – all’unico lotto economicamente utile: l’area parcheggi sulla sinistra dell’ingresso a Punta Giglio. « La società Borgosesia si è liberata di un problema: un terreno che non avrebbe mai potuto sfruttare e che al contrario comportava spese. E l’ha fatto alle condizioni più favorevoli possibili, incassando denaro pubblico senza nemmeno estinguere i vincoli reali gravanti sull’area», denuncia il capogruppo.

Ma è sull’esistenza di un’ipoteca su cinque dei mappali oggetto della compravendita che si concentra la parte più dura dell’attacco. L’atto notarile, stipulato il 16 luglio, riporta infatti un vincolo legale in favore di una società terza. Il notaio ne dà atto, ma il venditore si limita a un impegno generico a risolvere il problema, senza penali, senza date, senza condizioni. «Non solo il Comune ha accettato un vincolo pregiudizievole, ma lo ha fatto senza pretendere garanzie concrete – osserva Cocco –. È un atto di leggerezza amministrativa che espone l’ente a futuri contenziosi, con potenziali costi economici e giuridici».

L’opposizione chiede conto anche della mancata trasparenza: l’ipoteca, sostiene Cocco, «non è mai stata comunicata né in Commissione né in Consiglio, nonostante le richieste fatte dai gruppi consiliari per accedere agli atti di proprietà». Un’omissione grave, che per il consigliere «incide sulla legittimità e sulla prudenza dell’intera operazione».

Un altro elemento che alimenta i sospetti è la mancanza di una perizia indipendente. Il valore stimato dei terreni – 400.000 euro – corrisponde perfettamente a quanto già stanziato nel bilancio comunale a settembre 2024. Ma la perizia, arrivata solo a maggio 2025, è firmata da un dirigente comunale, e non dall’Agenzia del Demanio. «È un’anomalia evidente: il dirigente è parte in causa, poiché il Comune è acquirente e allo stesso tempo socio unico dell’Azienda Parco. Nessuna terzietà, nessun controllo», incalza Cocco. «E guarda caso, la stima ricalca esattamente quanto già deciso politicamente otto mesi prima».

Infine, il consigliere denuncia un episodio definito “anomalo” che coinvolge la stessa procedura di approvazione dell’atto notarile. Il giorno prima della stipula, il dirigente al Demanio avrebbe trasmesso alla giunta una proposta di delibera per approvare il contratto. Una mossa bloccata sul nascere dal segretario generale, perché come sottolinea Cocco l’approvazione rientra tra gli atti gestionali amministrativi e non politici. «Perché tentare di coinvolgere politicamente la giunta su un atto che doveva essere esclusiva responsabilità tecnica? – si chiede Cocco –. E soprattutto: è stato il dirigente a muoversi in autonomia, o ha ricevuto indicazioni dall’assessore al Demanio e al Bilancio?»

L’intera vicenda si innesta in un contesto già teso tra vertici politici e burocratici del Comune, con il segretario generale, che secondo la ricostruzione di FDI, sarebbe sul punto di lasciare l’incarico. «Questo è l’ennesimo esempio di un sistema opaco – afferma Cocco – in cui l’area gestionale esonda su quella politica, bypassando sindaco, giunta e perfino gli organi di controllo. È un problema istituzionale, non solo politico. Se a decidere non è più chi è stato eletto dai cittadini, allora siamo davanti a un potere parallelo. In America lo chiamerebbero deep state, qui è solo cattiva amministrazione».

Da sabato, quando FDI ha inviato l'ultimo comunicato sul tema, osserva infine Cocco, «il dibattito si è ammutolito». Nessuna replica dalla maggioranza, nessuna smentita. «Segno che quanto abbiamo detto è vero, documentabile, puntuale. E colpisce nel segno. Gli algheresi hanno diritto a sapere chi sapeva, chi ha taciuto e perché».

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