Il Popolo della Famiglia non usa giri di parole e affonda il colpo contro la proposta di legge depositata in Consiglio Regionale dall’onorevole Gianluca Mandas (M5S), che mira a limitare la presenza dei medici obiettori di coscienza negli ospedali sardi.
Un attacco che il movimento definisce senza mezzi termini «un colpo diretto alla libertà di coscienza, alla dignità della professione medica e al diritto costituzionalmente garantito all’obiezione».
«In uno Stato di diritto, la libertà di coscienza non è un privilegio, ma un fondamento irrinunciabile della convivenza civile. Colpire i medici che si rifiutano di compiere atti contrari al giuramento di Ippocrate e alla loro coscienza equivale a criminalizzare la coerenza etica, trattandola come un ostacolo da rimuovere», dichiara il Popolo della Famiglia.
La posizione è netta: i medici obiettori non negano diritti, ma affermano un principio, quello della vita, sin dal concepimento. «Sono professionisti che non si sottraggono ai loro doveri, ma rifiutano – nel rispetto della legge 194/78 – di partecipare a pratiche che ritengono distruttive della vita umana. La stessa legge 194, tanto invocata da chi propone questa misura, riconosce esplicitamente l’obiezione di coscienza come diritto del personale sanitario», prosegue la nota.
La critica si fa più dura quando si accusa la proposta di legge di scegliere «la strada dell’intolleranza, della discriminazione ideologica, della sanità intesa non più come cura ma come sistema burocratico piegato a logiche ideologiche».
Secondo il Popolo della Famiglia, la Sardegna non ha bisogno di leggi punitive, ma di sostegno vero alle donne in difficoltà, di alternative concrete all’aborto e di una sanità che non sia ridotta a macchina esecutrice. «Difendere gli obiettori significa difendere una sanità umana e rispettosa delle coscienze», ribadisce il movimento.
E la conclusione è chiara come una sentenza: «Perché ogni vita conta. Sempre.»
A firmare il documento è Barbara Figus, coordinatrice sarda del Popolo della Famiglia.