Parlare di bonifiche oggi significa mettere sul tavolo non solo ruspe e cantieri, ma soprattutto dati, scienza e conoscenza. Una Sardegna che vuole conoscere se stessa prima di curarsi. Così si potrebbe riassumere il senso profondo della tavola rotonda “Suoli, normativa e bonifiche in aree minerarie dismesse”, tenutasi nell’ambito del progetto regionale per la determinazione dei Valori di Fondo (VDF) nei suoli e nelle acque sotterranee.
In prima linea, l’assessora regionale della Difesa dell’Ambiente, Rosanna Laconi, che non ha usato mezzi termini: «Parlare oggi di bonifiche significa parlare di conoscenza, dati e strumenti tecnici in grado di restituire verità ambientale ai nostri territori. Il progetto VDF è un esempio virtuoso di come la Regione possa operare in sinergia con il mondo della ricerca e con le sue agenzie tecniche per restituire trasparenza, certezza normativa e visione strategica».
Un’affermazione che pesa come un macigno sulle cronache di decenni in cui, troppe volte, la parola “bonifica” era stata svuotata di senso, ridotta a slogan di comodo. La Regione, invece, prova a ripartire dal dato scientifico: 2.500 suoli e 250 acque sotterranee campionati in 151 aree minerarie dismesse, oltre 61.500 stazioni di campionamento e 285.000 analisi chimiche. Numeri che raccontano una geografia sotterranea spesso ignorata, dove piombo e arsenico — come dimostra la zona 13 di Rosas — possono derivare dal contesto geochimico locale, e non da colpe umane.
Il progetto VDF, finanziato dall’Assessorato dell’Ambiente, ha già permesso di ridefinire lo status di alcune aree, sottraendole alla categoria di siti contaminati. Un risultato che non solo alleggerisce il peso burocratico, ma restituisce dignità ai territori. Il completamento della messa in sicurezza d’emergenza a Nuraxi Figus (Carbosulcis) e la validazione dei parametri nelle aree “Arenas” e “Rosas” nel SIN Sulcis-Iglesiente-Guspinese, segnano tappe decisive verso una bonifica che sia anche verità.
Questa imponente fotografia scientifica non è fine a sé stessa. Le basi conoscitive serviranno per ridurre tempi e contenziosi, garantendo interventi più rapidi e mirati. In un Paese dove la lentezza amministrativa è spesso la prima causa di paralisi, la Sardegna prova a dare una lezione di metodo: conoscere per decidere, analizzare per pianificare.
Lo sguardo è già proiettato avanti. È in fase preliminare la proposta FONDASS (Fondo Naturale delle Acque Sotterranee e dei Suoli della Sardegna), presentata da ARPAS: quattro anni di lavoro, 4,6 milioni di euro di investimento, una mappatura completa dei valori di fondo naturali. Un progetto che promette di trasformare la Sardegna in un laboratorio d’avanguardia per la pianificazione territoriale e la prevenzione dei contenziosi ambientali.
In un’Italia dove le bonifiche troppo spesso restano sulla carta, la Sardegna prova a scrivere una pagina diversa: meno parole, più dati. Una sfida che non è solo tecnica, ma culturale e politica. E che, come diceva Montanelli, va raccontata senza enfasi, ma con la chiarezza dei numeri e la schiettezza dei fatti.