Diecimila ex militari pronti a intervenire in caso di guerra o di crisi internazionale. È quanto prevede il disegno di legge presentato dalla Lega in Commissione Difesa, con l’intento di istituire una riserva ausiliaria dello Stato, formata da volontari già in servizio nelle Forze Armate, oggi civili, ma ancora addestrati.
L’annuncio è stato dato nei giorni scorsi dal presidente della Commissione Difesa, Antonio Minardo, che ha confermato l’avvio dell’iter parlamentare per l’8 luglio. Il disegno di legge era stato depositato nel febbraio 2024, ma è tornato all’attenzione in un contesto internazionale che rende l’argomento tutt’altro che accademico.
Secondo la proposta, i volontari sarebbero organizzati in nuclei operativi sottoposti alle Autorità Militari, e verrebbero impiegati in situazioni eccezionali, sia in tempo di guerra che in momenti di grave tensione geopolitica. Il bacino da cui attingere comprende ex militari in ferma iniziale o triennale, dunque personale già formato, capace di reinserirsi rapidamente in un contesto operativo.
L’iniziativa si colloca nella linea politica della Lega, da tempo favorevole a un rafforzamento del ruolo strategico delle Forze Armate, ma pone anche una questione più generale: in un’epoca di incertezze e instabilità globali, l’Italia può ancora permettersi di non avere una riserva operativa?
Il dibattito è aperto. E non si tratta solo di numeri, ma di visione. Se il disegno di legge andrà avanti, sarà il Parlamento a decidere se e come dotare il Paese di una forza ausiliaria a supporto delle istituzioni in scenari che nessuno si augura, ma che la Storia insegna a non escludere.