“L’Ordine dei dottori agronomi e dei dottori forestali è una componente fondamentale per lo sviluppo delle imprese agricole del nostro Paese. La loro esperienza, unita al contatto diretto con il territorio, costituisce un patrimonio di competenze e idee di cui la politica non può fare a meno”. Così l’assessore regionale all’Agricoltura, Gian Franco Satta, intervenendo questa mattina nell’aula magna dell’Università di Sassari all’assemblea dei presidenti del Consiglio nazionale dell’Ordine professionale, occasione per affrontare con piglio concreto le criticità, ma anche le prospettive del comparto agricolo.
Nella sua relazione, l’esponente della Giunta Todde non ha girato attorno ai problemi. “L’eccessiva burocrazia rappresenta il primo ostacolo per le imprese, ne frena gli investimenti e ne alza i costi. Spesso, ancora prima di sapere se si potrà accedere a un contributo, ci si trova già ad affrontare spese consistenti”, ha detto. I dati gli danno ragione: l’ultimo rapporto della Commissione europea indica che in Italia il costo amministrativo della Politica agricola comune è di 1.923 euro per impresa, contro una media europea di 1.228.
Ma non è solo una questione di carte. C’è un’intera generazione che rischia di restare fuori dai campi. “Solo il 9,3% delle imprese agricole italiane ha un titolare under 40”, ha ricordato Satta, richiamando i dati del settimo censimento Istat. “Negli ultimi dieci anni, il calo è evidente. Il ricambio generazionale resta una delle maggiori sfide per l’agricoltura europea, italiana e sarda. E da solo, il sostegno della PAC non basta. Servono nuove politiche nazionali e regionali che accompagnino questo processo”.
Qualche segnale positivo, però, arriva dalla Sardegna. “Siamo l’ottava regione per imprese guidate da under 35, con quasi il 10% sul totale. In alcune zone, come la provincia di Nuoro, i dati sono tra i migliori d’Italia. Segno che una generazione pronta a restare e investire nel proprio territorio esiste, e merita di essere sostenuta”.
Altro nodo irrisolto: l’accesso al credito. “Nel 2024, i finanziamenti alle imprese agricole e agroindustriali hanno superato i 38 miliardi, ma non è sufficiente. La politica deve favorire questo sforzo attraverso strumenti come i fondi di rotazione dedicati agli investimenti aziendali”. Solo così – ha concluso – “potremo avere imprese in grado di affrontare il mercato, attrarre investimenti e coinvolgere i giovani al pari degli altri settori produttivi”.
L’agricoltura, in Sardegna, chiede meno ostacoli e più strumenti. E oggi ha trovato in aula una voce politica che, almeno nelle intenzioni, promette di ascoltare.