Dalla Sicilia di Archimede alla Sardegna del Sinis, passando per Ustica, il corpo nell’arte e le storie di popoli e approdi. Il Festival dell’Archeologia, promosso dalla Fondazione Mont’e Prama, ha vissuto a Cabras una delle sue serate più dense e significative, con un programma che ha intrecciato letteratura, storia, geopolitica e arte.
La serata, condotta da Ambra Pintore, si è aperta con un dialogo tra Francesco Grasso, autore di romanzi storici ambientati nella Magna Grecia e nella Sicilia del Novecento, e l’archeologa Maria Emanuela Alberti. Grasso ha portato il pubblico nella Siracusa del III secolo a.C., tra le mura di Archimede e le macerie del terremoto di Messina del 1908. Alberti ha sottolineato i legami antichi tra le isole mediterranee: «Sono passati tutti da qui», ha ricordato, delineando il Mediterraneo come crocevia di culture e identità.
Il secondo panel è stato dedicato alla Carta di Ustica, protocollo di collaborazione tra la Fondazione Mont’e Prama e la Fondazione Sebastiano Tusa. Valeria Li Vigni, presidente della Fondazione Tusa, ha evidenziato la centralità delle comunità: «Valorizzare i beni culturali mettendo al centro le persone». Anthony Muroni, presidente della Fondazione Mont’e Prama, ha rilanciato: «Nel Mediterraneo si ridefiniscono equilibri politici e culturali. Dobbiamo innovare i linguaggi, rafforzare i legami tra territori e promuovere una cultura partecipata. Il progetto del Centro Studi del Mediterraneo a Cabras va in questa direzione».
Roberto Filloramo ha parlato dell’entusiasmo della comunità usticese per il lavoro della Fondazione Tusa. Giorgio Murru ha colto le analogie tra Ustica e Cabras, isole nell’isola, e l’importanza del coinvolgimento attivo di chi vive il territorio. Massimo Cultraro ha chiuso il panel ricordando i legami tra Ustica e Sardegna, dalla cultura di Ozieri al confino politico, fino a Gramsci.
In chiusura, il dialogo “L’arte e il corpo. Toccare e non toccare” ha visto protagonisti Roberta Scorranese e Claudio Pescio. Scorranese ha tracciato una storia del corpo nell’arte, da Ermafrodito a San Sebastiano, da Michelangelo a David Bowie: «Il corpo è instabile, ambiguo, mutevole». Pescio ha raccontato la libertà attraverso l’arte che sfida e trasgredisce: «Ciò che resta ai margini spesso dice più di ciò che sta al centro».
La serata è stata accompagnata dalla musica di Chiara Effe, in un clima di partecipazione e attenzione.
La quarta edizione del Festival dell’Archeologia si chiude questa sera, venerdì 20 giugno, al Museo Civico Giovanni Marongiu di Cabras, con un focus sulla ricerca scientifica e sui legami della Sardegna con le grandi civiltà del Mediterraneo.
A partire dalle 20:30, si parlerà di relazioni tra Sardegna nuragica, Egeo e Mediterraneo orientale con Massimo Cultraro, Raimondo Zucca, Carlo Tronchetti e Anna Paola Delogu. Seguirà un focus sulle prospezioni nella laguna di Cabras, con Rita Auriemma, Piergiorgio Spanu e Maria Mureddu, e sulle indagini al nuraghe Cannevadosu, con Zucca, Nicoletta Camedda e Maura Vargiu. Chiuderanno gli interventi accademici Anna Chiara Fariselli (Università di Bologna), sulla vita a Tharros, e Carla Del Vais (Università di Cagliari), sulla relazione città-paesaggio costiero. Condurrà Ambra Pintore, con intermezzi musicali di Ilaria Porceddu ed Emanuele Contis.
Tutti gli eventi sono a ingresso gratuito. Il programma completo è su monteprama.it.