Incendi e “coincidenze”: quando il fiammifero brucia più della presunzione d’innocenza

G.C., allevatore e componente della Compagnia barracellare di Bonorva, è accusato di aver appiccato sette incendi tra il 2024 e il 2025. Secondo il Corpo Forestale e la Procura di Sassari, ci sono “gravi indizi di colpevolezza”. Tra questi, il rogo del 28 luglio 2024 che bruciò oltre 300 ettari di boschi, macchia e pascoli.

Arrestato, è finito ai domiciliari con il braccialetto elettronico. La Procura voleva il carcere. Lui si proclama innocente e la legge, fino a condanna definitiva, lo considera tale.

Le fiamme però hanno una brutta abitudine: nascono quasi sempre dalle cunette della provinciale Bono–Bonorva, innescate da un fiammifero infilato nel filtro di una sigaretta. “Coincidenze”, dice l’indagato. “Era il mio tragitto verso l’ovile”. Il problema è che il suo furgone passava sempre lì, proprio in quei momenti.

Persino quando il fuoco partì da una strada comunale vicina, il 15 luglio 2025, lui era sul posto. Fermato, aveva in tasca “un fiammifero avvolto in uno scontrino”.

“C’è un modo per evitare queste coincidenze ben prima della condanna definitiva”, spiega Stefano Deliperi, presidente del Gruppo d’Intervento Giuridico. “Si chiama Daspo ambientale: una misura amministrativa che, per un congruo lasso di tempo, allontani il sospettato dai luoghi di residenza e lavoro”.

Il GrIG ricorda che il problema non riguarda solo Bonorva. Cita il caso di G.F., arrestato nel 2021 ad Alghero per otto tentativi di incendio nella pineta di Maria Pia, quello di L.L., trovato nel 2009 col cerino in mano nei boschi del Linas e condannato a 4 anni, o di R.A., 66 anni, fermato nel 2023 per sei incendi tra campagne e zone umide dell’Oristanese.

Ancora più recente, l’arresto a San Giovanni Suergiu di M.P. e P.S., sorpresi il 26 luglio 2025 mentre tentavano di incendiare i terreni lungo la provinciale 77. “M.P. ha numerosi precedenti per incendio ed era stato arrestato anche nel 2023 per cinque roghi nella stessa zona. È tornato in libertà e sembra abbia ripreso ad appiccare incendi”, sottolinea Deliperi.

Il Daspo, nato nel calcio per tenere lontani i violenti dagli stadi, è già stato adattato alla vita urbana. “Gli attentati all’ambiente – e al patrimonio culturale – potrebbero e dovrebbero essere un nuovo campo privilegiato per l’adozione di simili misure di prevenzione”, sostiene Deliperi. “Gli incendiari vanno estirpati dal contesto socio-ambientale dove distruggono natura, abitazioni e attività lavorative. Almeno per un bel pezzo. E gli va pure fin troppo a buon mercato: Eleonora d’Arborea sarebbe stata molto più drastica”.

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