La dermatite nodulare contagiosa dei bovini torna a far tremare il comparto zootecnico sardo. Una malattia virale che, come un vecchio avversario, riappare ciclicamente, colpendo gli allevatori dove fa più male: nelle stalle, nei conti e nell’animo.
Il Centro Studi Agricoli, per voce del suo presidente Tore Piana, lancia un appello che suona come un avvertimento. «Siamo fortemente preoccupati alle vaccinazioni a tappeto indiscriminate, senza che vengano spiegate attentamente e dettagliatamente tutte controindicazioni agli allevatori sardi e che rischiano di compromettere la qualità e la commercializzazione del nostro bestiame sano», afferma Piana. «Raccogliamo tutte le diffidenze e preoccupazioni dei nostri allevatori associati e non vorremmo che fossero usati come base sperimentale.»
Piana non si limita alla critica. Indica una via, che definisce più razionale e meno invasiva: «Plaudiamo invece alla strategia degli abbattimenti selettivi, mirati solo ai capi effettivamente positivi, perché più efficaci e meno impattanti sul comparto.»
Il Centro Studi Agricoli chiede alla Regione Sardegna e alle autorità competenti di intervenire con buon senso, evitando soluzioni generalizzate che rischiano di mettere in ginocchio un settore già provato. «Si consenta la macellazione degli animali risultati negativi al test PCR nei mattatoi sardi. Solo così possiamo salvare un intero comparto produttivo – continua Piana – senza infliggere ulteriori danni a un settore già provato da altre emergenze sanitarie e burocratiche.»
Il tono è quello di chi conosce la fatica quotidiana dei pascoli e le ansie dei margari. «Gli allevatori sono allo stremo, stanchi di dover fronteggiare da soli virus che, con ciclicità, tornano a colpire la nostra isola senza una strategia efficace di lungo periodo», conclude Piana.
Il Centro Studi Agricoli, intanto, tende la mano, dichiarandosi pronto a collaborare con istituzioni sanitarie e associazioni per un protocollo che sappia coniugare rigore scientifico e tutela del comparto, nell’interesse non solo della salute animale ma anche della sopravvivenza economica degli allevamenti sardi.