C’è un tempo in cui si protesta, un altro in cui si denuncia. E poi ce n’è uno in cui si è costretti a mostrare. Il Consorzio Operatori Turistici Asinara ha scelto quest’ultimo. Ha fatto parlare le immagini, girate tra aprile e maggio, “non come uno strumento polemico, ma un atto necessario: un documento di realtà”. Le parole sono loro. E raccontano un’isola che cade a pezzi, mentre sulla carta è un Parco Nazionale.
Da più di vent’anni, dicono, le decisioni piovono dall’alto. Senza visione, senza ascolto. Senza nemmeno quel minimo di pudore che ci si aspetterebbe quando si ha a che fare con un pezzo di terra sacro, per storia e per natura. “Edifici storici crollati e non restaurati, rottami e materiali pericolosi abbandonati, discariche mai bonificate, rifiuti accumulati nella vegetazione” – così prosegue la nota – “e, paradossalmente, nessuna raccolta differenziata attiva in un Parco Nazionale”.
Non è solo incuria. È l’assenza di un’idea. È il deserto dove invece ci si aspetta cura, direzione, politica. “Da oltre vent’anni subiamo scelte politiche calate dall’alto, senza una visione, senza un coordinamento, senza alcuna forma di reale coinvolgimento di chi ogni giorno vive e lavora in questo territorio”. E non si tratta, tengono a chiarire, di una rivolta da retrobottega, ma “di una denuncia civile”. Fatta da cittadini, imprenditori, operatori. Da chi ci mette la faccia e le mani. “Facciamo tutto il possibile – nel nostro piccolo – per garantire qualità, accoglienza e tutela ambientale”.
E mentre fuori circolano rassicurazioni e rendering colorati, chi sta sull’isola vive di generatori a gasolio. “Installati d’urgenza a seguito della rottura del cavo sottomarino”, precisano. Una toppa costosa, rumorosa e inquinante. Eppure tutto tace. “Temiamo che, senza questa denuncia pubblica, anche i lavori per il ripristino dell’elettricità possano protrarsi per mesi, nel silenzio generale”.
Intanto, su quella che dovrebbe essere la riserva più preziosa della Sardegna, si rincorrono cantieri che appaiono più un alibi che una soluzione. “Una rincorsa affannosa a progetti e cantieri, che in realtà sembrano più un tentativo di giustificare anni di inadempienze che il frutto di una visione strategica”.
Il Consorzio parla per sé e per le oltre 60 imprese e 400 lavoratori coinvolti, ma anche per l’isola stessa. “Il brand Asinara, costruito con decenni di impegno, è in pericolo”.
Non chiedono miracoli. Chiedono una gestione seria, “competente e rispettosa del valore ambientale, storico e sociale dell’isola”. E lanciano un ultimo avvertimento, che suona come una condanna a chi resta muto: “Da questa denuncia possiamo perdere molto. Chi invece occupa un incarico pubblico resta al sicuro. Ma il silenzio, questa volta, sarebbe complicità”.