Alle 14 in punto, quando il sole batte ancora a picco e la spiaggia della Pelosa pullula di voci, giochi e ombrelloni, qualcuno alza lo sguardo sul mare e vede qualcosa che non torna. Un corpo galleggia a faccia in giù, immobile, cullato dalla corrente. Non si muove, non risponde ai richiami. È il principio di una tragedia che, come spesso accade d’estate, arriva senza fare rumore.
L’allarme scatta subito. Alcuni bagnanti corrono a riva e danno l’avviso. In pochi minuti arrivano gli agenti della Polizia Locale e gli uomini della Guardia Costiera di Porto Torres. Recuperano il corpo, che appare già esanime. Nessun documento addosso, nessun nome da pronunciare. Solo un volto e un’età presunta: circa trent’anni, tratti somatici asiatici, lo sguardo che non c’è più.
Non si conoscono le generalità. E non si conosce nemmeno la causa della morte. Forse un malore, forse un crampo improvviso, come capita a chi sfida il mare convinto che basti sapere nuotare. Sarà l’autopsia, disposta dall’Autorità Giudiziaria e affidata all’Istituto di Medicina Legale di Sassari, a dire qualcosa in più.
Per ora resta solo il silenzio. Quello di un ragazzo venuto da lontano, morto in un angolo di paradiso che ogni estate si trasforma in teatro di vacanza, ma anche, troppo spesso, di morte. A Stintino si continua a fare il bagno, ma tra un’onda e l’altra, c’è chi abbassa lo sguardo. Il mare, si sa, non perdona.