Maxi operazione antimafia: 97 arresti e 200 indagati. La ‘ndrangheta gestiva il narcotraffico come un’azienda

All’alba del 21 maggio 2025 è scattata in tutta Italia una delle operazioni antimafia più imponenti degli ultimi anni. A coordinare l’azione è stata la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, guidata dal procuratore Giuseppe Lombardo, che ha emesso 97 provvedimenti cautelari nell’ambito dell’operazione denominata "Millennium". Sono oltre 200 gli indagati complessivi.

L’attività, avviata nel 2018, ha coinvolto i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria e diverse articolazioni territoriali e speciali dell’Arma, con il supporto del ROS, dello Squadrone Eliportato Cacciatori, del Nucleo Cinofili, del 14° Battaglione "Calabria" e dell’Interpol tramite l’unità ICAN per la cooperazione internazionale.

Tre ordinanze di custodia cautelare, emesse dal GIP del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della DDA, hanno portato all’arresto di 81 persone in carcere e altre 16 agli arresti domiciliari. Contestualmente, è stato eseguito il sequestro preventivo di due società attive nella ristorazione e nell’edilizia, ritenute riconducibili agli indagati e impiegate per agevolare le attività mafiose.

I reati contestati, a vario titolo, comprendono associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, traffico internazionale di stupefacenti, detenzione e spaccio di droga, estorsione, sequestro di persona a scopo estorsivo, scambio elettorale politico-mafioso, detenzione e porto di armi.

L’indagine conferma la tenuta organizzativa della ‘ndrangheta e la perdurante operatività della “Provincia”, l’organismo collegiale che raccorda i “locali” delle diverse aree (jonica, tirrenica e centro della provincia reggina) e ne coordina l’attività, anche fuori dalla Calabria. In questo contesto, i “locali” di Sinopoli, Platì, Locri, Melicucco, Natile di Careri, Volpiano (TO) e Buccinasco (MI) risultano tutti coinvolti.

L’inchiesta fa emergere un modello evoluto: la gestione del traffico di stupefacenti affidata a una struttura stabile e sovraordinata, nata dalla cooperazione tra i mandamenti. Un vero e proprio "corpo unico", incaricato di importare cocaina da Colombia, Brasile e Panama, occultata in container e sbarcata nel porto di Gioia Tauro grazie alla complicità di operatori portuali. La droga veniva poi smistata su scala nazionale tramite una rete logistica capillare. In passato, proprio grazie alle indagini correlate, sono già stati effettuati importanti sequestri di droga.

Sono state documentate attività estorsive sistematiche. La cosca “Alvaro”, ad esempio, imponeva il pagamento della cosiddetta “messa a posto” a ditte impegnate in appalti pubblici e commercianti che intendevano aprire attività a Sinopoli. La cosca “Barbaro Castani” applicava invece un prelievo del 3% sugli appalti nella propria zona di influenza, che si estende da Platì ad Ardore fino alle infiltrazioni in Piemonte e Lombardia.

Entrambe le cosche disponevano di casse comuni per il sostegno alle famiglie dei detenuti e per le spese legali, e si sono distinte per l’osservanza scrupolosa delle "regole" mafiose, gestite in vertici riservati.

Gli indagati avevano accesso a informazioni riservate sugli appalti pubblici, lo stato dei pagamenti e le ditte vincitrici, anche grazie alla complicità di imprenditori collusi. È emersa inoltre l’infiltrazione nelle forniture di mascherine e guanti all’ASP di Reggio Calabria durante l’emergenza sanitaria, altro segnale dell’interesse della criminalità organizzata per i settori strategici.

È stato accertato un sodalizio finalizzato al procacciamento illecito di voti a favore di una candidata – non eletta – al Consiglio Regionale della Calabria, con il coinvolgimento diretto di uno degli arrestati. Le indagini hanno ricostruito:

  • un sequestro di persona organizzato dai vertici della cosca di Platì ai danni di un affiliato degli Alvaro, per un debito di 45.000 euro legato alla droga. La vittima fu liberata solo dopo il pagamento di una somma parziale;

  • un’estorsione interna, con richiesta di 125.000 euro per una corruzione mai avvenuta di un magistrato, e che si concluse con una condanna a 8 anni;

  • un coinvolgimento di un indagato nel sequestro e omicidio di Mariangela Passiatore, rapita nel 1977 a Brancaleone (RC). Il corpo non è mai stato ritrovato.

L’operazione Millennium racchiude cinque distinti procedimenti penali, confluiti in un'unica indagine complessa durata sette anni. Il suo obiettivo è stato non solo colpire l’attività criminale operativa, ma mappare la riorganizzazione interna della ‘ndrangheta, evidenziando ancora una volta il suo ruolo da protagonista nel traffico globale di stupefacenti e la capacità di influenzare la vita economica, sociale e politica dei territori.

Le indagini, come precisato, sono tuttora nella fase preliminare, e ogni valutazione definitiva sarà rimessa alle autorità giudiziarie competenti nelle successive fasi processuali.

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