La metamorfosi della Pelosa: il gioiello di Stintino piegato dai venti

  C’è qualcosa di sacrale nel nome La Pelosa, come se richiamasse un angolo di paradiso plasmato per ricordarci quanto la natura sia potente e fragile al tempo stesso. Chiunque abbia passeggiato su quella sabbia finissima, con il mare turchese che sembra uscito da un quadro rinascimentale, sa di cosa parliamo. Ma oggi, quella perfezione è in pericolo. Dal giugno 2022, La Pelosa è protetta da un sistema di accesso regolamentato: non più di 1.500 visitatori al giorno, per salvaguardare un ecosistema delicatissimo. Ma il vero nemico non è l’uomo, almeno non questa volta. È il vento, il grecale rabbioso e il maestrale implacabile che, negli ultimi mesi, hanno ridisegnato il volto del litorale. A fine anno, una potente grecalata ha colpito la spiaggia. 

  La sabbia, che un tempo si distendeva morbida fino a lambire le passerelle, è stata strappata via in un tumulto naturale, accumulandosi verso il vecchio chiosco della Pelosetta. Dove prima c’era una distesa di sabbia dorata, ora affiorano rocce spoglie e scure. Come se la natura, stanca di essere ammirata, avesse deciso di ritirare il suo capolavoro. E quando, giorni fa, un’altra tempesta di grecale ha colpito nella direzione opposta, il risultato non è stato quello sperato. La sabbia non è tornata al suo posto, ma ha continuato il suo viaggio, lasciando la spiaggia visibilmente assottigliata. Dall’alto, le immagini mostrano un litorale dimezzato, quasi irriconoscibile rispetto al suo assetto originario. La forza dei venti ha eroso gran parte del fronte sabbioso, spingendo la sabbia fin contro le protezioni di canne delle dune. Il risultato è un paesaggio che sembra in bilico tra il fascino selvaggio e la devastazione. Eppure, non è la prima volta che il litorale sardo subisce i capricci della natura. Il mare e il vento hanno sempre giocato con La Pelosa, ma mai con questa intensità e frequenza. C’è chi spera che le correnti future riportino la sabbia là dove è sempre stata, che il tempo, paziente architetto della natura, ristabilisca l’ordine.

  Ma il rischio è che questa metamorfosi non sia temporanea. I cambiamenti climatici stanno alterando gli equilibri, e La Pelosa potrebbe essere solo una delle vittime. Di fronte a questa trasformazione, viene spontaneo chiedersi: cosa possiamo fare? Forse nulla, perché alcune battaglie non sono alla nostra portata. Ma possiamo imparare a rispettare di più ciò che ci circonda, non dandolo mai per scontato. La Pelosa non è solo un luogo incantato: è un simbolo di ciò che accade quando la natura ci ricorda chi ha il vero controllo. E mentre osserviamo le fotografie che mostrano una spiaggia diversa, più sottile, meno generosa, forse è il momento di riflettere. Perché, come la sabbia che il vento porta via, anche la bellezza può scomparire se non la proteggiamo. E forse, un giorno, ci ritroveremo a raccontare ai nostri figli di quella spiaggia che c’era, di quel paradiso che il vento si è portato via.

Cronaca

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