Nel caldo afoso dei giorni scorsi, un uomo, disperato e afflitto dai morsi delle difficoltà economiche, ha scelto il tetto del Palazzo di Giustizia di Oristano per porre fine ai suoi tormenti.
Ma, a volte, il destino ha i suoi guardiani. Due vigilantes, dotati di quell'acume particolare che nasce dall'esperienza, hanno intravisto attraverso le lenti dei monitor di sorveglianza un uomo a ridosso dell'abisso. Un passo, un gesto, una decisione rapida, e l'esistenza avrebbe potuto spegnersi in un battito di ciglia.
Nel bel mezzo di indagini e attività ben diverse, due militari della Guardia di Finanza di Oristano, erano là. La notizia di quell'uomo sul tetto li ha raggiunti come una freccia. Non esitano.
Con la consapevolezza che ogni secondo conta, si dirigono sul tetto. Non con la freddezza dell'uniforme, ma con l'umanità di chi comprende il valore della vita.
Con parole calibrate e una pazienza d'angelo, hanno tessuto un dialogo con l'uomo, facendolo riflettere sul precipizio che aveva di fronte, non solo quello fisico, ma anche quello dell'anima.
E così, quel tentativo estremo si è trasformato in un respiro di sollievo, un ritorno alla realtà.
Le sirene del 118 hanno accolto quel cuore tormentato, ormai lontano dall'orlo del baratro.
Da un ufficio della Guardia di Finanza giunge una nota: l'elogio non solo per i due militari, ma anche per i vigilantes che, con prontezza e intuito, hanno giocato un ruolo fondamentale. Questa, cari lettori, è una delle tante storie che dimostrano che, dietro ogni divisa, c'è un cuore che batte e che, a volte, può salvare un altro cuore dall'oscurità.