Terza sconfitta consecutiva in casa. Il Cagliari di Pisacane sembra aver smarrito la bussola alla Domus, un fortino che di fortificato ha ormai solo il nome. Stavolta a espugnarlo è stato il Sassuolo di Fabio Grosso, più ordinato, più convinto e – cosa non da poco – più concreto.
Pisacane parte col 3-5-2, con Sebastiano Esposito e Borrelli davanti. La squadra, però, parte come chi deve ancora svegliarsi dal sonno pomeridiano: attendista, impacciata, incapace di imporre ritmo. Al 28’ Esposito si vede annullare un gol per fuorigioco: la rete avrebbe potuto cambiare la serata, ma il Var non conosce pietà né romanticismi.
Il Sassuolo prende campo e chiude il primo tempo con due occasioni nitide, disinnescate da un Caprile costretto agli straordinari. Nella ripresa, la musica è sempre la stessa. Al 54’ Laurienté trova l’angolo su punizione, un tiro perfetto che gela la Domus. Al 65’ arriva anche il raddoppio di Pinamonti, che si gira in area e incrocia: due a zero, applausi per gli ospiti e mugugni per i rossoblù.
Solo al 73’ il Cagliari dà un segno di vita. Esposito, di rabbia e d’istinto, insacca il suo primo gol in maglia rossoblù. Bello, ma tardivo. I cambi – Felici e Pavoletti – non spostano gli equilibri. La squadra prova una timida reazione nei sei minuti di recupero, ma senza idee, come un pugile che tira colpi a vuoto dopo aver finito il fiato.
Alla fine resta l’ennesima delusione. Difesa distratta, centrocampo molle, attacco evanescente. Troppa leggerezza per una squadra che, in teoria, dovrebbe salvarsi senza affanni. In pratica, invece, affanna eccome.
Pisacane dovrà rimettere insieme i cocci e, soprattutto, lo spirito. Perché la Domus sta diventando un tabù, e il Cagliari – che di solito in casa trovava orgoglio e punti – ora sembra il peggior nemico di sé stesso.
E la sensazione, per dirla con una punta d’ironia, è che qui serva meno tiki-taka e più “tigna”.