Una maglia rossa, un canestro di speranza. E una giornata che sa di futuro, in un quartiere dove il presente pesa come un macigno.
I San Donato Devils, la squadra di basket “abusiva” che nasce e resiste tra le strade più difficili del centro storico sassarese, sono stati ospiti d’onore del Marco Spissu Basketball Camp, nel cuore del Baia di Conte Resort di Alghero. Ospiti, sì, ma anche protagonisti. Perché quando si gioca con l’anima, anche senza sponsor o palestre intitolate, non si è mai di troppo.
La squadra – formata da bambini e bambine di ogni provenienza, di ogni accento, di ogni sguardo – ha varcato per un giorno i confini del proprio quartiere, abbracciata da una Sardegna sportiva che ha ancora voglia di credere nel valore dell’inclusione. Un’iniziativa firmata Biblioteca Popolare dello Sport e Memoria Storica Torresina, due realtà che da anni coltivano semi d’umanità nel centro storico sassarese, dove gli adulti spesso si arrendono e i bambini, invece, trovano nella palla a spicchi la propria piccola salvezza.
Marco Spissu, cuore grande e mani d’oro, non ha lesinato tempo né sorrisi. Allenamenti, tuffi in piscina, merende e consigli tecnici: per 130 giovani cestisti arrivati da tutta l’isola, una giornata da ricordare. Ma per i Devils, quella maglia regalata in campo – la maglia del loro idolo – valeva quanto una finale scudetto. E a Spissu, in cambio, è arrivata la maglia rossa dei ragazzi di San Donato. Uno scambio simbolico. Come a dire: noi ci siamo, anche se nessuno ci ha mai messo tra le “favorite”.
A seguire i bambini per tutto l’anno, e anche in questa esperienza, coach Elisabetta Ganadu e la professoressa Rossella Dettori. Due presenze costanti, due adulti veri, in un mondo in cui spesso gli adulti si girano dall’altra parte.
I San Donato Devils sono ormai un simbolo. Lo scorso anno hanno incrociato la strada di Ousmane Diop, oggi all’Olimpia Milano, che li ha voluti incontrare a ogni ritorno in città. Per loro non è solo un ex giocatore della Dinamo, ma un esempio vivente: un ragazzo che ce l’ha fatta, restando umano.
E in un quartiere che, come ricordano Graziano Mura e Andrea Sini, è stato solo poche settimane fa teatro dell’ennesima operazione di polizia, dove la cronaca racconta retate e degrado, una squadra di basket può diventare cronaca diversa. «In un contesto così complicato – spiegano gli organizzatori dell’iniziativa – i bambini sono la speranza per il futuro ed è per questo che sono al centro delle nostre attività. La giornata al Camp è stata indimenticabile. Marco Spissu ha confermato ancora una volta la sua generosità. I Devils lo aspettano a scuola il prossimo anno. Con lui, con Ousmane Diop, con i giocatori della Torres. Perché sono loro i veri idoli».
E se esiste una redenzione per i quartieri dimenticati, parte sempre da qui. Da una palla a spicchi, da una maglia rossa, da un giorno di giugno che profuma di possibilità.