L’Italia di Luciano Spalletti crolla in Norvegia. Ora il Mondiale è a serio rischio

Una figuraccia storica. In Norvegia sapevamo di giocarci quasi tutto nel cammino ai Mondiali del 2026 e la prestazione dell'Italia è stata indecorosa. Da dimissioni. Non solo di Spalletti, ma anche dai vertici della Figc, ovvero del presidente della Figc Gabriele Gravina che ha confermato il ct dopo il disastroso Europeo del 2024 in Germania. Chi pensava che la Nations League ci avesse permesso di rialzare la testa, adesso guarda il domani con la consapevolezza che, a meno di un miracolo nelle prossime gare nel nostro gruppo, dovremo andare a giocarci tutto nei playoff. E lo spettro di saltare il terzo Mondiale di fila è concreto. La Norvegia ci ha umiliato con un 3-0 che non ammette repliche perché abbiamo concluso nello specchio la prima volta al 92' con Lucca. Novanta minuti di niente per gli azzurri, fragili in difesa e inconsistenti in attacco. Neppure una traccia di rabbia agonistica e amor proprio. La maglia azzurra calpestata da una prestazione indegna. Da scuse pubbliche da parte della dirigenza di via Allegri, del ct e dei calciatori. L'alibi della stanchezza per una stagione lunga e dispendiosa non regge perché gli scandinavi certo non sono stati per mesi sul divano. Eppure Odegaard, Nusa e Sorloth ci hanno insegnato cosa è il calcio. Non lo stucchevole possesso senza tiri in porta degli azzurri. C'è da riflettere. E non poco. A tutti i livelli. L'Italia inizia la gara giocando il pallone, ma là davanti non troviamo mai il modo di concludere perché la Norvegia è corta, compatta, non concede l'ampiezza e annulla Retegui con i centimetri di Ajier e Heggem. Il debuttante Coppola non sente l'emozione contro il temuto Haaland e in effetti non è il centravanti del City a farci male, ma Sorloth. Sono però gli azzurri a regalare la rete ai padroni di casa con un doppio errore di Bastoni: il centrale dell'Inter prima sbaglia il cambio di campo, poi sul filtrante di Nusa per Sorloth non fa scattare il fuorigioco e consente all'attaccante dell'Atletico di segnare l'1-0. Almeno stavolta non subiamo gol sugli sviluppi di un calcio piazzato, ma non è una consolazione. Anzi, Spalletti, che aveva scelto di iniziare la gara con Raspadori e non con Frattesi alle spalle Retegui, scuote la testa e non gradisce come si muovono Rovella e il resto della squadra in fase di non possesso. Gli azzurri non si scuotono e l'unica conclusione (alta) è quella di Raspadori su sponda di Retegui: non riusciamo ad accompagnare l'azione con le mezzali e Retegui, il sostituto dell'infortunato Kean, non si fa mai trovare. In pratica gli azzurri giocano e la Norvegia segna. Il raddoppio nasce da un lancio Nyland che Thorsby controlla, ma fa tutto Nusa: salta Rovella, rientra e fa scontrare il centrocampista della Lazio con Di Lorenzo prima di battere Donnarumma con una botta terrificante. Siamo al tappeto e la Norvegia infierisce perché vince tutti i duelli: Tonali si fa rubare palla da Ryerson e gli scandinavi ripartono con Odegaard che imbuca per Haaland, bravo a saltare il portiere avversario e a depositare in rete il 3-0. All'intervallo torniamo negli spogliatoi a testa basta, con il 66% di possesso ma zero tiri nello specchio. Un tracollo. Come era stato il primo tempo a Dortmund contro la Germania, ma con una differenza: là c'erano di fronte i tedeschi, decimi nel ranking Fifa e quattro volte campioni del mondo, qui una Norvegia che è al trentottesimo posto e non va ai Mondiali dal 1998, in Francia. Insomma, un disastro.

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