Quando l’opposizione si fa con la memoria corta e la polemica lunga, il risultato è quello che si è visto in queste ore ad Alghero: un botta e risposta che ha il sapore amaro della propaganda fuori stagione. Michele Pais, ex presidente del Consiglio regionale, ha puntato il dito contro la chiusura anticipata della mensa scolastica, parlando di «brutta figura» e «superficialità». Il Partito Democratico, che governa la città, ha deciso di rispondere col fioretto, ma senza perdere la mano ferma. E nella replica, per nulla cerimoniosa, c'è un invito: guardarsi allo specchio, prima di lanciare sassi.
«Quando l’unico modo di fare politica che si conosce è quello della polemica si riesce a polemizzare su tutto» scrivono i Dem, aprendo il comunicato come si apre un faldone già pieno di precedenti. E il nome sul dorso sembrerebbe sempre lo stesso: Pais.
Il punto, sostengono dal Partito Democratico, è semplice. La chiusura anticipata del servizio mensa – decisa «di concerto con i dirigenti scolastici» – non è una novità ma una prassi. Una di quelle abitudini amministrative che si mantengono nel tempo per ragioni organizzative e logistiche, ben note a chi abbia avuto responsabilità di governo. Come, appunto, lo stesso Pais.
«Strano, però, che non spieghi che il servizio per ragioni analoghe veniva interrotto nello stesso periodo anche negli anni scorsi» osservano i Dem, con tono più ironico che indulgente. E rincarano: «Anni scorsi in cui è bene ricordarlo la Lega guidata dal Pais era al governo della città. Lo ricordiamo perché, vista l’impalpabilità dei suoi rappresentanti è possibile che molti non se ne siano neppure accorti e non ne abbiano notato la presenza».
Un colpo secco, da vecchi combattenti del dibattito consiliare. E non è tutto. Il PD rivendica il metodo, prima ancora del merito: «Oggi grazie al confronto costruttivo portato avanti dal Sindaco e dall’Assessora Sanna con i dirigenti scolastici, viste le criticità riscontrate, si è così deciso di sospendere l’erogazione dei pasti il 13 giugno proprio come avveniva negli scorsi anni».
Dunque, nessuna retromarcia, nessuna figuraccia, nessun caso. Solo la normale gestione di un servizio che, pur toccando le abitudini quotidiane delle famiglie, segue logiche organizzative concordate con le scuole. La differenza, semmai, è che prima nessuno trovava motivo per gridare allo scandalo.
Eppure, a distanza di un anno dal cambio di amministrazione, ogni dettaglio è buono per far rumore. Anche quando si tratta di un calendario che, a ben guardare, è identico a quello firmato dagli stessi che oggi protestano.
Nel mezzo, come spesso accade, ci stanno le famiglie. Strumentalizzate ieri, preoccupate oggi, dimenticate domani. Perché quando la politica smette di essere esercizio di responsabilità e si riduce a tafferugli, non c’è mensa che tenga: il menù, purtroppo, resta sempre lo stesso.