Se esistesse un corso universitario su come complicarsi la vita in 90 minuti, il Cagliari sarebbe ormai docente emerito. La trasferta di Bologna, infatti, non ha deluso le aspettative di chi ormai considera questa squadra una tragicommedia a puntate: una partenza discreta, un vantaggio illusorio, un secondo tempo in cui si scioglie come neve al sole e, infine, il colpo di grazia auto-inflitto con una serie di decisioni degne di un film horror. Il tutto, ovviamente, con la solita firma del tecnico, che sembra pescare le sue mosse da una tombola di scelte senza senso.
E dire che la partita non era iniziata male. Il Cagliari ha retto bene l’urto, concedendo poco e trovando persino il vantaggio con un colpo di testa di Piccoli su uno dei rari cross decenti della stagione. Un’azione che ha dimostrato che questa squadra potrebbe persino giocare a calcio… se solo lo volesse. Ma è proprio qui che sta il problema: non lo vuole, o perlomeno sembra non volerlo fare.
Nel secondo tempo, come da copione, inizia la grande arte dell’autolesionismo. Nicola decide di togliere Obert, che fino a quel momento aveva tenuto a bada Orsolini, perché ammonito. Una scelta teoricamente prudente, peccato che al suo posto non entri nessuno in grado di fare lo stesso mestiere. Risultato? Orsolini torna in vita e il Bologna prende il sopravvento. Come se non bastasse, Felici entra e nel giro di pochi minuti combina il disastro, regalando un rigore che riporta i padroni di casa in partita. Se l’obiettivo era fare un regalo agli avversari, allora missione compiuta con successo.
Ma il vero capolavoro arriva con le sostituzioni. Entra Marin schierato in un ruolo che non gli appartiene. Nel frattempo, Luvumbo, che almeno in fascia sinistra qualcosa combinava, viene spedito sulla destra, ovvero dove diventa totalmente innocuo. Così, nel momento decisivo della partita, il Cagliari si ritrova con un centrocampo squilibrato, un attacco che non attacca e una difesa che va in confusione totale.
Il Bologna, che non è certo una squadra di sprovveduti, ringrazia e colpisce con la semplicità di chi si trova davanti un avversario che fa di tutto per perdere. L’ennesima occasione buttata via con una gestione della squadra ai limiti del surreale. E qui sorge spontanea la domanda: ma chi prende le decisioni? Perché a questo punto il dubbio è lecito. Se fosse Nicola, allora dovremmo interrogarci su quale logica lo spinga a commettere sempre gli stessi errori. Se non fosse lui, allora ci sarebbe un mistero ancora più grande da risolvere.
E parlando di misteri, impossibile non citare il mercato: venduto un centrale senza prenderne uno degno della Serie A, con Mina che avrebbe bisogno di riposo e Palomino disperso nel nulla. Il tutto in una stagione in cui la retroguardia è già di per sé un cantiere aperto. A questo punto, più che analizzare le partite, converrebbe assumere un investigatore privato per capire chi prende le decisioni in casa Cagliari.
L’ennesima sconfitta che si somma a una stagione in cui i punti si disperdono come sabbia al vento. Se il Cagliari è in lotta per la salvezza, non è certo per sfortuna. Qui sembra esserci una strategia (se così si può chiamare) che sembra costruita apposta per rendere tutto più difficile. E se il copione resterà lo stesso, non ci sarà da stupirsi se altre squadre ringrazieranno per i regali.