È un’Inter che mostra in Champions le proprie qualità. Con il sardo Barella che giganteggia a centrocampo. Pareggio a Barcellona ed ora il ritorno a Milano

Date uno sguardo agli amici che avete invitato a casa, a chi è seduto sul seggiolino accanto a voi e ai ragazzi con cui avete condiviso una birra o una stretta di mano, perché non ve li dimenticherete mai. Barcellona-Inter finita 3-3 si candida a partita dell’anno. Un lungo filo di puro calcio che lega stretti un gol segnato di tacco, un altro calciando a giro da fermo, una mezza rovesciata, un diciassettenne da record, una rete annullata, una ruleta a metà campo e infine una parola, ovvero “emozione”, l’ingrediente principale di una semifinale di Champions che lascia tutto aperto in vista del ritorno a San Siro del 6 maggio. L’Inter si conferma “Band of Brothers”, banda di fratelli, perché mettere paura a un Barcellona simile è sinonimo di coesione totale. Soprattutto dopo le tre sconfitte di fila. Il Barcellona, invece, è il solito elogio all’imprevedibilità e all’arroganza calcistica dell’erede di Messi. Con Yamal sono a posto per 15 anni. Neanche il tempo di mettersi comodi che Marcus Thuram ha già messo in guardia i costruttori del Guangzhou Finance Centre, la torre di 530 metri con l’ascensore più veloce del mondo: impiega venti secondi scarsi per raggiungere la vetta. Tikus ha punto il Barcellona in appena trenta, e con un colpo di tacco da giù la “berrettina”, il cappello che si porta in Catalogna. Tifosi blaugrana ammutoliti dal figlio di Lilian, bravo a sfruttare l’arma tattica di Inzaghi dalla doppia D. Denzel Dumfries, imbeccato da Barella, sforna due cross uno dietro l’altro e al secondo trova proprio Thuram, bravo ad approfittare dello scivolone di Inigo Martinez. L’Inter l’ha preparata bene: palla al Barcellona e ripartenze, piccoli affondi, tre passaggi a centrocampo e via in porta cercando gli esterni. Il raddoppio arriva al 21’ col solito Dumfries, anche lui al rientro dall'inizio come Thuram. Sugli sviluppi di un angolo di Dimarco, l’olandese raccoglie una sponda di Acerbi e punge Szczesny con una mezza rovesciata portando l’Inter sul 2-0. Nessun rientro è stato mai così importante per l’Inter. Il Barca, ferito nell’orgoglio, alza subito la testa e dà la dimostrazione che a sinistra, per i prossimi 15 anni, ci sarà alieno assemblato in quell’Area 51 del pallone che porta il nome di Masia. Palla a Yamal e qualcosa combina. Il diciassettenne più forte del mondo - alla centesima partita col Barcellona - dribbla come se fosse al parco con gli amici, si fa dare il pallone lungo l’out di destra e a volte predica calma, allargando le braccia come farebbe un capitano. Di questo passo, lo sarà. È l’Atlante del Montjuic coi blaugrana sulle spalle. Uno scrigno di talento da cui esce fuori una perla: al 23’ salta Dimarco, Mkhitaryan e punge Sommer anticipando Bastoni in uscita. Il tutto con un sinistro da fermo a cui riesce a dare forza. Imprendibile, a tratti ingiocabile. Non contento inoltre, con l’estro e l’arroganza del teenager che ha un mondo ai suoi piedi, colpisce una traversa dopo un altro dribbling da chapeau. Un talento generazionale: col gol di oggi è diventato il più giovane a segnare in una semifinale di Champions a 17 anni e 292 giorni. La nota stonata di Inzaghi si palesa a fine primo tempo, dopo lo stop di Koundè per infortunio. Uno per parte. Lautaro, arrivato all’ottava partita di fila da titolare, alza bandiera bianca per un risentimento al flessore della coscia sinistra. Dentro Taremi. Barcellona e Inter non si snaturano. Ne esce un botta e risposta da raccontare a chi verrà dopo: al 64’ Dumfries realizza la sua prima doppietta europea graffiando di nuovo Szczesny sugli sviluppi di un angolo, mentre Raphinha favorisce il 3-3 un minuto dopo con un sinistro da fuori reso possibile dal velo di Yamal. Sfortunato Sommer: la palla gli rimbalza sulla schiena ed entra. Autogol. Il finale scorre via come un romanzo di Joel Dicker dove il colpo di scena arriva all’ultima pagina: il Montjuic ammutolisce un secondo per il gol annullato a Mkhitaryan e si gasa per una gran parata di Sommer su Raphinha nel recupero, mentre l’Inter continua ad aprire il campo su Dumfries (Szczesny è costretto più volte a uscire coi piedi). L’ultimo brivido è una traversa di Yamal a 3’ dalla fine. Non è lecito sapere se volesse crossare. Da quel sinistro può uscire di tutto. Così come a San Siro: se il 6 maggio avete un impegno, annullatelo

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