Filippo Destrieri e il magnetismo musicale artistico esistenziale (Prima parte)

Abbiamo dialogato con il grande musicista Filippo Destrieri sincero e profondo amico e collaboratore di Franco Battiato. Ripercorrere alcune tappe della sua carriera significa raccontare anche la storia della musica italiana, sia dal punto di vista umano che storico. Oggi l’artista porta avanti diversi progetti dei quali alcuni sono stati messi a disposizione del pubblico con due USB Card che raccolgono due perle concertistiche e musicali della musica italiana. (Prima parte dell’intervista)

Quando è nato il rapporto del tuo amore per la musica?
Andiamo indietro nel tempo di parecchio. È stato quando avevo un paio di anni. Ricordo benissimo che volevo una fisarmonichina. A quei tempi non c’era niente. Era tanto tempo fa. Lo dice la mia età. Sono 74 anni a ottobre quindi settantadue anni fa non c’era proprio niente. Non c’erano le tastiere che ci sono oggi. C’era una piccola fisarmonichina esposta in un negozio e diventavo matto per quei tasti bianchi e neri. Poi crescendo a cinque anni, a casa di un mio amico, aveva un pianoforte e io impazzivo per questo strumento. I tasti bianchi e neri mi hanno sempre attirato. Questo mi rimarrà sempre impresso in testa. Poi pian piano a scuola alle elementari c’era l’armonium e stavo sempre a suonare, ma non c’erano le tastiere di oggi. Oggi è fantascienza. Quello che c’è oggi è fantascienza.

Come ti sei avvicinato alle tastiere di oggi?
Verso i quindici anni ho iniziato ad avere piccoli complessini nella mia zona, in provincia di Milano, e facevamo tante prove e i primi esperimenti menti e tentativi. Avevo già un organo elettronico di centomila lire e hai voglia che era ora per me.

Qual è la musica che ti ispirò? C’è stato un qualcuno o qualche genere in particolare?
Mi piaceva la musica organistica. Ho preso lezioni di pianoforte però io ero molto attirato dall’organo a canne. Il suono possente in chiesa e per quei bassi profondi. Ho preso anche lezioni di organo e giravo per antiche chiese in cerca di organi per poter suonare dato che non potevo avere un organo a casa, ed inoltre c’è anche la pedaliera dei bassi da utilizzare.

E questa timbrica organistica sacrale ti ha portato ad avvicinarti a Franco Battiato?
No più tardi perché dopo quegli organi a canne liturgici mi sono innamorato dell’organo Hammond e all’età di vent’anni me lo sono comprato. Si diventava maggiorenne in Svizzera, mentre in Italia a ventuno anni. In Svizzera così ho firmato un pacco di cambiali, dato che abitavo vicino a questo paese, ne approfittai per acquistarlo. I mi sono comprato l’Hammond e già all’epoca suonavo in giro con i gruppi. Me lo sono portato in un locale dove andavo lì a suonare e il giorno che ho compiuto vent’anni sono rimasto lì tutta la sera a suonare. È stato bellissimo. Sì, sì ormai ero già professionista e per me l’Hammond è l’Hammond. Lo usavano tutti i maggiori gruppi del mondo. Se poi segui la mia pagina facebook si vede dove ho recuperato il mio organo Hammond che poi l’ho venduto non perché non si usasse più, ma io dovevo andare in giro in macchina e non con un furgone e per suonare con un organo Hammond dovevi per forza usare un furgoncino dato che a parte l’organo c’è anche il suo amplificatore dedicato che si chiama Leslie. Il Leslie aveva dei rotori che giravano sopra gli altoparlanti e spandevano un suono nell’aria. Questo Leslie è un parallelepipedo enorme e grande e ci voleva un furgone. L’ho venduto questo Hammond e me ne sono pentito.

Dove è avvenuto l’incontro con Battiato?
Nell’ambiente musicale milanese prima negli settanta. Faccio un salto indietro. Noi negli settanta che conoscemmo Battiato eravamo concordi nell’affermare che lui era un extraterrestre altro che siciliano. Lui veniva veramente da un altro pianeta perché componeva dei testi che incredibili. Aveva vent’anni o poco più scriveva delle cose pazzesche e suonava strumenti elettronici. Poi anche io ho acquistato uno strumento elettronico simile al suo e per quello abbiamo fatto il tour insieme del Cinghiale Bianco. Ti volevo anche ricordare che negli anni ottanta dopo il Cinghiale Bianco e dopo Patriots che abbiamo fatto con gli strumenti che avevo io, gli strumenti che suonavo io dato che ero già in giro a suonare in tutta Europa. Sul finire degli anni settanta, dopo l’Era del Cinghiale Bianco abbiamo fatto Patriots con gli strumenti in studio. Non c’era ancora l’Hammond lì. L’Hammond è venuto fuori dopo quando un giorno sono andato a casa sua e stava scrivendo La Voce del Padrone. Mi fa sentire un brano: “Senti cosa ho fatto ieri”, mi disse. Tutti i giorni andavi a casa sua e sul pianoforte fa “do,si,do, do” e inizia a cantare “Mister tamburino …”. Bandiera bianca. Mi sono venuti i brividi. Gli dissi che era bellissimo e sarebbe stato un successo, però ci voleva l’organo Hammond e non il pianoforte per quel suono. Mi rispose che avevo ragione e disse: “Andiamo in studio e affittiamo un organo Hammond”. Lì quando abbiamo fatto La Voce del Padrone avevo trent’anni. Tutta questa storia te la racconto per dirti che quell’organo Hammond lo abbiamo usato in studio. Poi andavamo in giro in tour per la Voce del Padrone e non era ancora scoppiato il boom. Il successo è arrivato nel 1982. Il disco è uscito nel 1981. Però io per fare bene dal vivo questi brani Bandiera Bianca, Cucurucucu Paloma, Centro di Gravità, Summer on a Solitary Beach, ecc. dappertutto l’organo Hammond che avevamo affittato, nel mentre io avevo acquistato uno strumento stupendo che si chiama Oberheim per imitare l’Hammond che non avevo più. L’ho pagato quindici milioni di lire nel 1981 e con quei soldi all’epoca a Milano ci compravi un appartamento. Quindici milioni buttati perché non era l’Hammond. Suonavo Bandiera Bianca e Sentimiento Nuevo e non ero felice tutte le sere. Facevo bene altre cose però quando suonavo quel brano con quello strumento non ne ero soddisfatto. Un giorno a Bologna nel pomeriggio, prima di fare il sound check, siamo andati in un negozio di strumenti musicali io e la mia band e un angolo ho visto un organo Hammond portatile, di quelli che le gambe si tolgono dalla parte superiore e ci stava benissimo nel cofano del Mercedes che avevo ai tempi. Dissi al negoziante: “si usano ancora quei cosi lì? Quanto vuoi?” Mi rispose, un milione di lire. Gli risposi “è mio”. Lo caricai in macchina. L’ho portato in teatro. L’ho montato e ho detto a Franco: “questa sera abbiamo il suono originale”. Mi misi a suonarlo e Franco affermò: “Quanto lo hai pagato?” ed io : “Un Milione”! Ha preso un assegno, lo ha firmato subito e mi ha detto “Te lo regalo io!”. Ecco perché io dopo quarant’anni ho riavuto il mio organo Hammond che ho pubblicato sulla mia pagina facebook. Dalla tournée “L’Era del Cinghiale Bianco” nel 1982 l’ho riavuto dopo quarant’anni. Finito il tour l’ho portato a casa, e fatto revisionare. Purtroppo il tipo non me lo detto più indietro. Insomma cerca e ricerca dopo quarant’anni l’ho ritrovato ad Asti.

L'Intervista

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