Sardegna, l'isola fantasma - Mancano 64mila lavoratori sull'isola

  Sardegna, Isola dei Desideri Infranti. Un grido di allarme risuona fra le antiche rocce: mancano 64mila lavoratori. Una cifra che suona come un pugno nello stomaco dell'economia isolana, un urlo soffocato da una realtà che si fa sempre più incombente. 

  La situazione è drammatica, un'epidemia silenziosa che rischia di paralizzare interi settori. Ecco i dati, freddi come la pioggia d'inverno sulle coste smeraldine: nel 2023, le imprese sarde hanno fallito nella ricerca del 42% della manodopera necessaria. Parliamo di 64.170 posti di lavoro, un esercito di assenze che grida vendetta. Peggio ancora, per quelle realtà minori, il cuore pulsante dell'isola, la percentuale sale al 42,9%, con 48.030 lavoratori evaporati nel nulla. Gli artigiani, colonna vertebrale della tradizione sarda, piangono la perdita del 50,7% dei loro cavalieri, 8.170 anime in cerca di un destino migliore. Non si tratta di numeri astratti, ma di vite, di sogni infranti, di speranze dissolte nel nulla. Una vera emergenza, come se l'isola fosse colpita da un sortilegio maligno. 

  Ma cosa tiene inchiodati questi numeri al muro della vergogna? Le ragioni sono tante, ma due spiccano: una crisi demografica che morde l'anima della Sardegna e un sistema educativo che sembra giocare a nascondino con le competenze richieste dal mercato. Il 12% dei candidati sfoggia una preparazione scolastica inadeguata, quasi un insulto alle opportunità perdute, mentre il 30% dei posti vacanti rimane orfano, in un eterno lutto per ciò che avrebbe potuto essere. E poi ci sono loro, i giovani inattivi, il 21,4%: un esercito di fantasmi che vagano tra i vicoli delle città, tra i campi brulli, tra le spiagge deserte, giovani che hanno perso la bussola della vita, inghiottiti da un sistema che li ignora. Le conseguenze? Enormi, devastanti. 

  Per le piccole imprese, il conto amaro supera i 206 milioni di euro. Un buco nero che risucchia speranze e progetti. Eppure, nel disastro, c'è chi resiste, chi cerca di arginare l'emorragia con salari più alti, orari flessibili, maggior autonomia e benefici vari. Ma è abbastanza? La risposta è un eco nel vento. Sardegna, terra di eroi e di leggende, oggi è teatro di una battaglia che non può permettersi di perdere. La sfida per il futuro passa da qui, dalla capacità di invertire questa tendenza, di riscrivere il destino di un'isola che non vuole e non può arrendersi al suo destino. Il cammino è in salita, ma la Sardegna ha sempre saputo guardare lontano, oltre l'orizzonte. Il momento di agire è adesso. Non domani, non dopo. Adesso. Perché il futuro non aspetta.

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