Editoriale: La pubblicità e la realistica narrazione della famiglia contemporanea - Il caso Esselunga e la pesca della discordia

Da giorni, lo spot pubblicitario di Esselunga ha acceso un inaspettato dibattito che ruota attorno a una bambina con genitori separati. La reazione indignata di una parte dell'opinione pubblica rispetto a tale rappresentazione mi ha sinceramente sorpreso. Nell'era della comunicazione digitale, il pubblico si aspetta che ogni immagine, ogni slogan e ogni jingle riflettano una versione idealizzata della realtà. Eppure, in questo specifico spot, ci troviamo di fronte a una rappresentazione che fa eco alla realtà di tantissimi bambini in Italia e nel mondo. Molti ricorderanno le pubblicità del Mulino Bianco, quei meravigliosi spot in cui tutto sembrava perfetto: una famiglia unita, colazioni felici e momenti spensierati. Ma quella era una visione, una narrazione idilliaca di una realtà che non rappresenta l'intero spettro delle esperienze familiari. Negare la presenza di genitori separati o di bambini che vivono in famiglie non tradizionali è come negare una realtà palpabile. Questa tendenza, che sembra spingerci verso una visione monolitica e spesso distorta della vita familiare, è non solo ingenua, ma anche dannosa. Rifiutare di accettare la diversità delle esperienze umane, soprattutto quando sono così comuni, è un atto di resistenza verso l'evoluzione sociale. La vita, come ben sappiamo, non è sempre come ce la immaginiamo. Si tratta di alti e bassi, di gioie e dolori, di famiglie unite e di famiglie spezzate. E mentre la pubblicità ha sicuramente il compito di vendere un prodotto o un servizio, ha anche il potere di riflettere e influenzare la cultura in cui opera. Se vogliamo una società che sia veramente inclusiva e accettante, dobbiamo iniziare con l'accettazione della diversità nelle sue molteplici forme. E questo include anche la diversità delle esperienze familiari. La televisione e i social network, in quanto veicoli di comunicazione di massa, hanno il dovere di rappresentare queste realtà. In conclusione, accogliamo con apertura e empatia uno spot che decide di raccontare una realtà spesso omessa. Perché riconoscere e rispettare le diverse esperienze di vita è un passo verso una società più comprensiva e autentica. E la pubblicità, come specchio della società, dovrebbe riflettere proprio questo.

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