Sassari, ponte chiuso e imprese in coda: il caso Predda Niedda

A Predda Niedda la pazienza è finita. Da oltre un mese i camion non possono attraversare il ponte della strada n.1, quello che scavalca la statale 291 per Alghero. Un cartello minuscolo, quasi nascosto, vieta il transito ai mezzi oltre le 7 tonnellate e mezzo. Nessuno sa perché. Nessuno spiega. Tutti tacciono.

Tore Piana, ex consigliere regionale e oggi attivista sardista, ha deciso di dirlo forte: «È una situazione assurda e inaccettabile. Quel ponte è la spina dorsale della zona industriale. Bloccarlo significa mettere in ginocchio centinaia di imprese, autotrasportatori e operatori economici».

Il problema non è solo il divieto, ma il silenzio che lo accompagna. «Ci sono problemi strutturali? È in corso una verifica tecnica? O siamo di fronte al solito rimpallo tra enti?», chiede Piana, che punta il dito su tre sigle — ANAS, Provincia e Consorzio Predda Niedda — ma nessuna risponde. E nel frattempo i camion devono fare giri infiniti, con costi e ritardi che in una zona produttiva pesano come un dazio.

Se il ponte è pericolante, va messo in sicurezza subito. Se invece è solido, allora quel divieto è un insulto al buon senso. In entrambi i casi, il danno è reale: traffico deviato, logistica impazzita e aziende lasciate senza informazioni.

«Predda Niedda è il cuore economico di Sassari», ricorda Piana, «ma lo trattano come una zona di periferia dimenticata». Chiede un intervento urgente del sindaco, della Provincia e dei rappresentanti regionali: non comunicati, ma fatti.

Dietro questa storia c’è l’immagine di un Paese che mette un cartello invece di risolvere il problema. E intanto le imprese, ferme ai semafori della burocrazia, guardano quel ponte chiuso come un simbolo: non del pericolo, ma dell’incapacità.

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