Ettari di campagne devastate, serre e abitazioni ridotte in cenere, aziende agricole distrutte. E poi i sindaci, le giunte comunali, i consiglieri regionali. Tutti in mezzo alla cenere, ieri mattina, nel Medio Campidano. A Villacidro, Serramanna e Vallermosa si è svolto un sopralluogo con l’assessore regionale all’Ambiente e alcuni consiglieri del territorio. Non solo per vedere con i propri occhi. Ma per dire: ci siamo.
«La scena che ci siamo trovati davanti è quella di un disastro: ettari di terra devastati, aziende agricole ridotte in cenere, serre, abitazioni, locali comunali, mezzi bruciati. In molti casi si tratta di famiglie e imprenditori che hanno perso tutto. Persone che oggi sono in ginocchio e che meritano risposte immediate».
Parole pesanti, che non si accontentano della solidarietà di circostanza. E dietro, la richiesta di una svolta netta. A cominciare dai tempi dei soccorsi: «Oggi i Canadair decollano solo da Olbia. Questo significa che, in un incendio come quello che ha colpito il Medio Campidano, possono trascorrere 20 minuti in più rispetto a un decollo da Elmas o Decimomannu. In un contesto in cui ogni minuto è decisivo, questo ritardo può compromettere irrimediabilmente l’efficacia dell’intervento».
Poi c’è la burocrazia. Quella che ferma perfino chi vorrebbe prevenire: «Non è accettabile che la pulizia dei corsi d’acqua e dei canneti sia ancora regolata da un regio decreto di un secolo fa, con competenze frammentate tra enti e responsabilità confuse. Il risultato è che, mentre ci si perde tra autorizzazioni e passaggi amministrativi, nei territori si accumulano sterpaglie e arbusti secchi che diventano combustibile perfetto per le fiamme».
Il ragionamento è semplice: non si può continuare a trattare gli incendi come un evento straordinario. «Serve un cambiamento di rotta. La prevenzione deve tornare al centro, e va fatta sostenendo i Comuni, le associazioni di protezione civile, i barracelli, chi vive quotidianamente il territorio».
E c’è una denuncia precisa: «Il Medio Campidano è l’unica ex provincia sarda che non ha una sede amministrativa di Forestas. Gli operai ci sono, ma manca una direzione locale in grado di organizzare e coordinare gli interventi in maniera efficace. È un’assenza che non possiamo più permetterci».
Infine, un impegno: «La Regione deve attivarsi subito per garantire gli indennizzi a chi ha subito danni, senza ritardi né ostacoli burocratici. Ma accanto al sostegno economico, è necessario migliorare l’organizzazione della prevenzione e dei soccorsi: altrimenti, anche le risorse rischiano di non bastare mai».
Dalla costa di Villasimius fino al nord dell’isola, il 28 luglio 2025 sarà ricordato come il giorno in cui la Sardegna ha bruciato tutta insieme. E ora, tra la rabbia e la desolazione, resta una domanda sospesa: domani saremo ancora impreparati?