Maschere, carnevale, vino e pane carasau. Così la Sardegna si è presentata al mondo, e in particolare al Giappone, durante la terza giornata della Settimana della Sardegna all’Expo Universale di Osaka 2025, celebrando un ideale gemellaggio tra due isole – lontane nello spazio, ma unite dalla profondità delle tradizioni.
L’evento si è svolto a Casa Sardegna, progetto coordinato dal Centro Regionale di Programmazione insieme a 15 Gruppi di Azione Locale (GAL), e ha trovato uno dei suoi momenti centrali nel ristorante italo-francese Oreno, dove manager, giornalisti e cittadini giapponesi hanno potuto avvicinarsi – con curiosità e rispetto – ai riti più ancestrali dell’isola.
“Siamo qui a Osaka per mostrare al mondo i nostri saperi e i nostri sapori”, ha dichiarato il vicepresidente della Giunta regionale e assessore al Bilancio, Giuseppe Meloni, portando i saluti della presidente Alessandra Todde. “Come il Giappone, anche noi siamo un’isola e abbiamo tradizioni millenarie racchiuse nel carnevale, festa molto sentita in tutta la nostra terra. Far conoscere gioielli come le maschere di Mamoiada o Ottana, assieme alla degustazione dei nostri vini e prodotti tipici è il modo migliore per attirare turisti e investimenti dal Giappone e da tutto il mondo: vi aspettiamo in Sardegna”.
Sul palco, a spiegare le origini di questo mondo simbolico, Mario Paffi, esperto culturale e coordinatore del Distretto Culturale del Nuorese. Davanti a un pubblico silenzioso e attento, ha raccontato la liturgia del carnevale barbaricino, con il suo carico di riti arcaici, di gesti tramandati, di silenzi più eloquenti di qualunque parola.
Poi l’azione: Mamuthones, Boes, Merdules e Filonzana hanno preso forma davanti ai presenti. Una maschera, un campanaccio, un passo cadenzato: la Sardegna più profonda, quella delle notti attorno al fuoco, si è mostrata senza filtri. A seguire, il video “Mascherarsi è un destino”, con la voce del compianto Bachisio Bandinu, ha guidato gli spettatori in un viaggio antropologico sul significato delle maschere come metamorfosi, perdita d’identità, necessità rituale.
Una maschera originale, dono dell’associazione culturale Boes e Merdules di Ottana, è stata consegnata a Giuseppe Meloni in segno di fratellanza tra popoli e culture.
E poi – com’è giusto che sia – vino e cibo. Dolci sardi preparati al momento, malloreddus, pane carasau, Vermentino di Gallura e altri nettari della terra, offerti dalle aziende Sanna Giuseppe, Casar, Crocchias Terrantica e la Cantina del Vermentino Monti.
Un frammento di Sardegna, trapiantato a Osaka. Un’idea di futuro che non rinuncia al passato. E che, tra un calice e un campanaccio, continua a raccontare un popolo che si riconosce nelle sue radici.