Il traffico in città si è fatto asfissiante, ma non solo per l’asfalto arroventato o per le troppe auto in fila. A pesare, secondo Forza Italia, sono soprattutto le scelte ideologiche di chi governa. Alessandro Serra, segretario cittadino del partito azzurro, torna a battere il ferro su una questione che da anni divide la città: viabilità e mobilità urbana. E lo fa con la consueta ironia tagliente: «Dal 2011 ogni volta che si parla di rivoluzione segue una mazzata».
Ce l’ha con le misure adottate per via Roma, ma più in generale con un intero impianto di gestione del traffico cittadino. «In principio, con la delibera dell’agosto 2011, bloccarono il parcheggio sotterraneo e da lì è cominciata una guerra ideologica all’uso dell’auto condotta a suon di stalli a pagamento, parcheggi riservati, improbabili piste ciclabili, rotatorie, restringimenti delle carreggiate e, ultima in ordine di tempo, la piaga dei monopattini», attacca Serra.
Il problema, secondo Forza Italia, non è solo la confusione, ma l’arroganza di chi ha causato il caos e ora pretende di porvi rimedio senza cambiare rotta. «Ora gli stessi che hanno sostenuto sul piano amministrativo, politico e tecnico queste azioni che hanno provocato il caos si presentano come i depositari delle soluzioni. Anziché rivedere le scelte, si tira dritto in maniera autoritaria perché, secondo loro, i provvedimenti sono giusti e a sbagliare sarebbero i cagliaritani».
Il nodo resta sempre quello: l’equilibrio tra mobilità pubblica e privata, tra sostenibilità e libertà di spostamento. Ma per Serra il pendolo ha preso a girare troppo da una parte sola. «Non si comprende che il mezzo pubblico deve essere una scelta conveniente e non un’imposizione sancita da chi predica la mobilità sostenibile ma solo sulle spalle e sulle tasche degli altri». Da qui l’invito a una netta sterzata. «Occorre un’inversione “a U” e capire che non è rendendo impossibile la vita a chi per necessità utilizza l’auto, esattamente come lorsignori, che si arriva ad un sistema efficace».
E infine, la chiosa politica, con lo sguardo rivolto alle periferie, al tessuto economico e sociale che compone la città vera, quella che vive al di fuori delle teorie da convegno. «Per evitare un effetto ‘rigetto’ che ora è davanti agli occhi di tutti occorrono soluzioni che tengano conto della realtà dei rioni, delle imprese e delle famiglie di Cagliari». La polemica è riaperta. E la rivoluzione, per qualcuno, si è fermata al semaforo.