Todde bocciata dal tribunale: irregolarità nelle spese elettorali, ora decide il Consiglio regionale

Il Tribunale di Cagliari ha rigettato il ricorso presentato dalla presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, contro l’ordinanza-ingiunzione di decadenza emessa dal Collegio Regionale di Garanzia Elettorale presso la Corte d’Appello. Una sentenza chiara, che conferma la legittimità delle contestazioni sollevate a dicembre 2024 e affida ora la decisione finale sulla permanenza della governatrice alla discrezionalità del Consiglio regionale.

Nel mirino dei giudici, una serie di violazioni formali e sostanziali relative alla campagna elettorale della leader pentastellata. Secondo quanto evidenziato dal Collegio, Todde avrebbe omesso la nomina di un mandatario, non avrebbe aperto un conto corrente dedicato, né presentato l’estratto dei movimenti finanziari, e avrebbe lasciato in bianco la parte relativa alla sottoscrizione e asseverazione del rendiconto. Dubbi sono emersi anche sulla trasparenza dei finanziamenti ricevuti tramite PayPal.

Todde ha provato a difendersi sostenendo che la normativa vigente non sarebbe applicabile in modo diretto ai candidati alla presidenza regionale e che ogni spesa sarebbe stata gestita dal comitato del Movimento 5 Stelle. Ha inoltre sollevato l’eccezione di conflitto d’interessi tra i membri del Collegio che hanno deliberato contro di lei, e contestato l'entità della sanzione da 40.000 euro definendola sproporzionata.

Argomentazioni, queste, che il Tribunale ha respinto punto per punto, ribadendo la validità giuridica dell’ordinanza impugnata. La sentenza, firmata dal presidente estensore Gaetano Savona, dispone anche l’obbligo di pubblicazione del dispositivo per quindici giorni all’albo dell’ente regionale, entro 24 ore dalla ricezione da parte della Presidenza.

Resta ora aperta la questione più politica che giuridica: sarà il Consiglio regionale della Sardegna, in base alla trasmissione degli atti da parte del Collegio, a pronunciarsi sull’eventuale decadenza della presidente. Un’ipotesi che, se dovesse concretizzarsi, spalancherebbe le porte a uno scontro istituzionale senza precedenti nell’isola.

Il Movimento 5 Stelle, per il momento, tace. Ma in molti si chiedono se quella bandiera sventolata a febbraio scorso, tra proclami di legalità e trasparenza, non stia già sfilacciandosi nelle aule dei tribunali. E se non sia proprio la forma, spesso sottovalutata in politica, a rivelare le crepe più profonde della sostanza.

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