Lai contro il governo: «Con il Dl Sicurezza un colpo mortale alla canapa in Sardegna»

Quando a Roma si fanno i decreti, in Sardegna si contano i danni. E stavolta, secondo Silvio Lai, parlamentare sardo del Partito Democratico, il danno ha il sapore amaro della repressione cieca e il peso concreto di centinaia di posti di lavoro che rischiano di svanire tra le carte del Dl Sicurezza, approvato il 29 maggio dalla maggioranza.

«L’approvazione del Dl Sicurezza (Dl 11 aprile 2025, n. 48) rappresenta un danno certo, non più solo un rischio, per la Sardegna e per la filiera agricola della canapa, una coltura storica e radicata nell’isola sin dal Medioevo e consolidata nel XIX secolo», denuncia Lai, componente della Commissione Bilancio alla Camera.

Non parla per slogan, ma con i numeri in mano. «Le nuove disposizioni del decreto, con l’inserimento del divieto della coltivazione, produzione, trasformazione e vendita delle infiorescenze della canapa, colpiscono oltre 500 ettari di terreni coltivati a canapa e un comparto che già oggi dà lavoro diretto e indiretto a più di 300 persone tra agricoltori, cooperative e trasformatori».

La canapa, in Sardegna, non è una novità modaiola. È storia agricola, economica e sociale. Ma per il governo, secondo Lai, è diventata un bersaglio. «Si tratta di una misura ingiusta, miope e antiscientifica, che criminalizza una filiera agricola virtuosa e sostenibile, pilastro di molte comunità rurali e alternativa ecologica alle colture intensive».

Il vero punto, però, è la distruzione programmata di un'alternativa. «Il Dl Sicurezza cancella con un colpo di penna anni di investimenti e progetti di riconversione agricola, danneggiando un settore che offriva un’alternativa concreta al declino delle aree interne e alla disoccupazione giovanile», continua Lai. I numeri parlano chiaro: secondo le associazioni di categoria, il danno economico potenziale supera 1,5 milioni di euro l’anno, tra mancati ricavi e investimenti perduti.

E allora perché colpire proprio qui? Per ideologia, risponde il deputato dem. «Il governo ha scelto la repressione cieca e il furore ideologico anziché la regolamentazione intelligente – denuncia – colpendo non la criminalità, ma gli agricoltori che con coraggio hanno puntato su una coltura antica e innovativa». Un attacco che, a suo dire, va contro la vocazione green della Sardegna e persino contro la linea tracciata da Bruxelles sulla sostenibilità e l’agricoltura circolare.

Ma la beffa si accompagna al paradosso. «La canapa per tutti gli usi – tessili, farmaceutici e perfino ricreativi – arriverà comunque dal resto dei paesi europei, dove la normativa è più moderna e rispettosa di questa coltivazione. Si crea solo un danno competitivo per i nostri produttori, senza alcun vantaggio per la sicurezza», attacca ancora Lai.

La questione non finisce qui: potrebbe arrivare fino alla Corte di Giustizia europea. «La norma colpisce in modo sproporzionato un’attività agricola legittima, in violazione dei principi europei di libera circolazione delle merci e di proporzionalità delle sanzioni», avverte.

Lai assicura che la battaglia continuerà: «Il Partito Democratico continuerà la sua battaglia in Parlamento e nelle istituzioni regionali per tutelare gli agricoltori sardi e garantire un futuro di sviluppo sostenibile alla nostra terra. Serve chiarezza normativa, sostegno alla filiera e stop a provvedimenti ideologici che tradiscono la storia agricola e le prospettive di lavoro della Sardegna».

Una battaglia che, se anche si gioca tra Roma e Strasburgo, parla sardo.

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