Referendum sul lavoro e cittadinanza: la CGIL avvia la mobilitazione in Sardegna, Landini a Cagliari

Il segretario generale della CGIL, Maurizio Landini, sarà giovedì 6 marzo a Cagliari per inaugurare la campagna referendaria sui temi del lavoro e della cittadinanza. L’evento, che si svolgerà nel Padiglione D della Fiera di Cagliari a partire dalle ore 9:30, rappresenta l’avvio di una mobilitazione che la CGIL intende portare avanti su scala nazionale per sensibilizzare i cittadini sull’importanza dei cinque quesiti referendari approvati dalla Corte Costituzionale.Il referendum si terrà tra il 15 aprile e il 15 giugno e sarà un appuntamento cruciale per il sindacato, che punta a modificare alcune delle norme in vigore su lavoro e diritti sociali.

La conferenza stampa di presentazione della campagna referendaria, tenutasi il 4 marzo, ha posto in evidenza la difficile situazione del mercato del lavoro nell’isola. Il segretario regionale della CGIL Sardegna, Fausto Durante, ha fornito dati che confermano una forte instabilità occupazionale: il 90% dei nuovi contratti stipulati nell’ultimo anno è precario, flessibile o stagionale, mentre solo il 10% è a tempo indeterminato.Il sindacato denuncia da tempo il progressivo deterioramento delle condizioni lavorative in Sardegna, con il dilagare del lavoro povero, dell’insicurezza nei luoghi di lavoro e della difficoltà di accesso a contratti stabili. La precarietà occupazionale, sostiene la CGIL, non è solo un problema economico ma anche sociale, con ripercussioni sulle famiglie e sulle giovani generazioni, sempre più costrette a condizioni di incertezza lavorativa e salariale."La precarietà sta diventando la normalità, e questo è inaccettabile", ha dichiarato Durante. "Il referendum è uno strumento per restituire ai cittadini il diritto di decidere su questioni fondamentali come il diritto al lavoro, la sicurezza e la cittadinanza".

I referendum, promossi dalla CGIL e sostenuti da diverse forze politiche e sociali, mirano a modificare profondamente il quadro normativo in materia di lavoro e diritti. In particolare, i cinque quesiti referendari riguardano:

  1. Abrogazione delle norme più criticate del Jobs Act – Il referendum mira a eliminare le disposizioni che hanno facilitato il ricorso ai contratti a tempo determinato e alla flessibilità, riducendo la possibilità di ottenere un impiego stabile. La CGIL sostiene che il Jobs Act abbia favorito un incremento della precarietà anziché migliorare le condizioni del mercato del lavoro.

  2. Eliminazione dei vincoli al reintegro in caso di licenziamento illegittimo – Un altro quesito interviene sulla disciplina del licenziamento, ripristinando le tutele precedentemente previste per i lavoratori licenziati senza giusta causa, abolite dal Jobs Act.

  3. Maggiore tutela per i lavoratori negli appalti pubblici e privati – Il referendum propone di rafforzare la responsabilità delle aziende che subappaltano lavori, in modo da evitare il continuo ricorso a contratti precari e sottopagati.

  4. Sicurezza sul lavoro – La CGIL chiede una revisione delle norme per garantire maggiori tutele ai lavoratori, con un'attenzione particolare alla prevenzione degli incidenti nei luoghi di lavoro.

  5. Diritto alla cittadinanza – Il quinto quesito riguarda il riconoscimento della cittadinanza italiana per chi è nato o risiede da lungo tempo nel Paese. Il referendum propone di ridurre i tempi per l’ottenimento della cittadinanza da 10 a 5 anni per gli stranieri extracomunitari che vivono e lavorano in Italia stabilmente.

Durante l’assemblea, il segretario regionale della CGIL ha annunciato che il sindacato si impegnerà in una campagna capillare per informare i cittadini e favorire la partecipazione al voto."Non appena sarà resa nota la data del referendum, organizzeremo comitati di supporto e iniziative a sostegno in tutti i comuni della Sardegna. Puntiamo a costituire un comitato in ogni paese, frazione, angolo della regione", ha affermato Durante. "Da qui alla campagna elettorale, dobbiamo mobilitare la maggioranza dei cittadini affinché vadano a votare e si raggiunga il quorum necessario per rendere valido il referendum".Uno degli obiettivi primari della CGIL è infatti quello di evitare il rischio del mancato raggiungimento del quorum, che in Italia resta fissato al 50% più uno degli aventi diritto al voto. Per questa ragione, il sindacato chiede che la data del referendum venga fissata in una domenica, così da favorire un’ampia partecipazione.L’11 marzo è previsto un incontro a livello nazionale tra la CGIL e il governo. Durante l’incontro, il sindacato chiederà alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, di garantire le condizioni per un corretto svolgimento della consultazione referendaria.

Due le richieste principali:

  • Scelta di una data che favorisca l’affluenza – La CGIL chiederà che il referendum si tenga in una domenica strategica per evitare la disaffezione al voto e garantire la più ampia partecipazione possibile.

  • Diritto di voto per studenti e lavoratori fuori sede – La CGIL solleciterà il governo a introdurre misure che consentano ai fuori sede di votare senza dover tornare nella propria città di residenza, come avviene già per altre consultazioni.

"La partecipazione è fondamentale", ha ribadito Durante. "Non possiamo permettere che il diritto al voto venga ostacolato da scelte politiche che mirano a ridurre l’affluenza". Il referendum rappresenta un banco di prova per il governo e per le opposizioni, in quanto tocca alcuni dei temi più controversi dell’agenda politica nazionale.Da un lato, la CGIL e le forze di sinistra vedono nella consultazione un’occasione per modificare le norme del Jobs Act e rafforzare i diritti dei lavoratori. Dall’altro, il centrodestra e gli ambienti imprenditoriali si oppongono alle modifiche proposte, sostenendo che renderebbero il mercato del lavoro meno flessibile e più rigido.La battaglia referendaria si preannuncia dunque intensa, con una forte polarizzazione tra chi difende le attuali norme e chi le considera dannose per i lavoratori.La campagna referendaria che prende il via in Sardegna sarà un test importante per la CGIL e per le forze che sostengono i quesiti. Il sindacato punta a creare una mobilitazione diffusa, coinvolgendo cittadini, lavoratori e associazioni per garantire un’ampia partecipazione al voto.Le prossime settimane saranno decisive per definire l’andamento della campagna e per capire se la mobilitazione riuscirà a raggiungere il quorum necessario. Con il referendum, la CGIL intende riportare al centro del dibattito pubblico il tema del lavoro stabile, della sicurezza e del diritto alla cittadinanza, nella convinzione che siano questioni fondamentali per il futuro del Paese.

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