Non sorprende più il vedere come, in un Paese dove il rispetto delle norme sembra divenuto un fastidio, si torni ancora una volta a discutere di un evento che ha tutte le carte in regola per sollevare polemiche. Alghero, la perla del Mediterraneo, si prepara a ospitare i Campionati Mondiali di Nuoto in Acque Libere Juniores nella Baia di Porto Conte, uno scenario incantevole ma altrettanto delicato, protetto da regolamenti che, a quanto pare, valgono solo per alcuni.
Immaginate un’area marina protetta, un luogo dove i pescatori professionisti, quelli che del mare fanno la loro vita, sono costretti a gettare le reti per soli sei mesi l’anno. E ora immaginate che, nello stesso specchio d’acqua, venga autorizzato un evento che attirerà centinaia di atleti, accompagnatori, giudici, e un pubblico di spettatori curioso e partecipe. Un evento di portata mondiale, con 42 nazioni partecipanti e 280 giovani nuotatori pronti a sfidarsi tra le onde.
Ma chi ha valutato l’impatto di tutto questo sulla fragile ecosistema della baia?
Le domande sollevate da Christian Mulas, presidente della commissione consiliare Ambiente, non sono solo legittime, ma necessarie. Che senso ha contrastare le attività di piccola pesca, considerate troppo invasive per l’ambiente, se poi si autorizza un evento che avrà un impatto ben più rilevante?
La giustificazione potrebbe essere trovata nelle promesse di visibilità internazionale e ritorno economico, ma a quale prezzo? Soprattutto quando il paradosso diventa evidente: il Parco Regionale e l’Area Marina Protetta, i cui regolamenti dovrebbero garantire la tutela di un patrimonio naturale inestimabile, si trasformano in un parco giochi dove tutto è concesso, purché si tratti di un evento che porta prestigio e denaro.
Mulas non si limita a denunciare l’incongruenza, ma chiede che venga fatta chiarezza. Che venga convocata la commissione Ambiente per discutere la valutazione d’incidenza dell’evento, e che, in futuro, siano organismi terzi e indipendenti a giudicare l’impatto di simili manifestazioni. E ancora, una domanda sorge spontanea: perché non scegliere altre aree del territorio comunale, come il litorale del Lido, per questi eventi? Luoghi che, pur offrendo visibilità e prestigio, non rischierebbero di compromettere un equilibrio ambientale tanto delicato quanto prezioso.
Il richiamo è forte: l’amministrazione comunale deve agire, e presto.
Deve riportare il management del Parco Regionale a un dialogo coerente con i valori di sostenibilità che dovrebbero essere il pilastro di ogni sua decisione. Perché il rischio è che, continuando su questa strada, il parco giochi senza regole diventi la norma, e a pagarne il prezzo sarà, come sempre, l’ambiente.