In un panorama politico sempre più dominato da figure provenienti dal centro della scena nazionale, Lucia Chessa si erge come un faro di speranza per una politica più genuina e radicata nel territorio sardo. Con una presa di posizione decisa e critica, la candidata per le regionali svela il velo su una legge elettorale che etichetta senza mezzi termini come "truffaldina", portando alla luce un sistema che, a suo dire, affoga "la memoria, la dignità e l'intelligenza dei sardi" sotto fiumi di promesse e finanziamenti.
"I miei big non vengono da Roma," afferma Chessa con orgoglio su Facebook, distanziandosi da una prassi politica che vede troppo spesso protagonisti i cosiddetti "paracadutati" dalla capitale, figure che, nonostante le promesse "mirabolanti", sembrano non riuscire a toccare con mano la realtà e le necessità di una terra complessa e ricca di storia come la Sardegna. In netto contrasto, la candidata pone i suoi "big", i candidati di Sardigna R-esite, che descrive come "sinceri, altruisti, leali", radicati nel tessuto sociale e culturale dell'isola, pronti a difenderne le peculiarità e le esigenze.
Tra le figure emblematiche di questa battaglia per l'autenticità e la rappresentatività vi è Francesco Desogus, candidato presidente che, nonostante un significativo consenso popolare raccolto in passato, è rimasto escluso dal consiglio regionale a causa delle maglie strette di una legge elettorale che Chessa non esita a definire come un atto di "analfabetismo democratico".
Una legge, promulgata nel 2013, che secondo l'accusa avrebbe blindato il potere nelle mani di pochi, escludendo di fatto voci scomode e alternative dal dibattito politico regionale.
La critica mossa da Chessa non si limita alla semplice denuncia di una legge elettorale ingiusta; si pone piuttosto come un grido di allarme contro un sistema che rischia di alienare ulteriormente la Sardegna dal contesto politico nazionale, relegandola a mero scenario di promesse elettorali non mantenute e di strategie politiche calate dall'alto, che poco hanno a che fare con le reali esigenze del territorio.
Con un linguaggio diretto e senza filtri, Lucia Chessa si posiziona così come una voce critica e indispensabile nel dibattito pre-elettorale, capace di mettere in discussione non solo la legittimità di una legge elettorale, ma anche e soprattutto il modo in cui la politica nazionale tende a rapportarsi con le realtà locali. Una posizione che, sebbene possa sembrare isolata nel contesto più ampio della campagna elettorale, rappresenta un punto di riferimento per tutti coloro che, in Sardegna e non solo, aspirano a una politica più vicina ai cittadini, più autentica e più rispettosa delle identità territoriali.