Il 17 ottobre è una data molto, molto importante per chi sente con la
Sardegna un legame profondo, per chi, in quest’isola – tra mirto e
ginepro, leggende e bellezze – ci è nato e la considera madre
amata, grembo dove accucciarsi quando il mondo rema contro.
Nel 2006, diciannove anni fa, si spegneva Andrea Parodi, voce
inconfondibile dei Tazenda, artista che seppe entrare nei cuori della
gente con la sua voce, certo, ma anche con quella sua gentilezza
discreta e quel suo modo di essere umile, autentico.
Ma torniamo indietro un momento.
Andrea Parodi nasce a Porto Torres il 18 luglio 1955 da padre
savonese e madre sarda. Fino ai diciassette anni vive a Savona,
poi rientra nella città natale, dove si diploma. La sua avventura
musicale comincia nel 1977 con il gruppo Sole Nero, che nel 1982
diventa Coro degli Angeli.
Con loro collabora anche con Gianni
Morandi, realizzando tre album.
Nel 1988 arriva la svolta: insieme a Gigi Camedda e Gino Marielli
fonda i Tazenda, portando la lingua sarda al centro della musica
italiana. Nei primi anni Novanta il gruppo conquista il pubblico con
successi come Spunta la luna dal monte (in collaborazione con
Pierangelo Bertoli) e Pitzinnos in sa gherra, con la partecipazione di
Fabrizio De André. Seguono premi e riconoscimenti: il Gran
Premio, il Cantagiro (in coppia con Paola Turci) e un crescente
affetto popolare.
Nel 1997 Parodi lascia il gruppo per intraprendere la carriera
solista. Il suo primo album, Abacabada, non ottiene grande
successo, ma le collaborazioni con Noa e Al Di Meola lo portano in
un fortunato tour europeo. Memorabile anche il duetto con Anna
Oxa, nel 2001, quando insieme interpretano No potho reposare
durante una puntata di Torno Sabato, il programma di Giorgio
Panariello.
Nel 2005 torna con i Tazenda. Due i concerti che segnano il tutto
esaurito: Porto Torres, il 4 giugno 2006, con 20 mila spettatori, e La
Maddalena, il 20 agosto, con 15 mila presenze.
Poco dopo gli viene diagnosticato un tumore allo stomaco,
inoperabile, che presto si estende al fegato. La malattia lo costringe
a mesi di lontananza dal palco, ma non gli toglie il sorriso.
Il 22
settembre, all’Anfiteatro romano di Cagliari, appare per l’ultima volta
in pubblico: scherza, ride, abbraccia la sua gente. Dopo alcuni
giorni di coma, muore il 17 ottobre 2006.
La sua assenza resta – e resterà sempre – un macigno
dolceamaro, il sapore della vita che continua nonostante tutto –
Com’è che si dice? The show must go on! –, eppure, il suo canto
non si è mai spento: vibra ancora nei video, nelle registrazioni, nei
cori delle feste di paese, in ogni giovane che ascolta per la prima
volta No potho reposare.
Andrea Parodi non è solo un ricordo, ma un’eredità viva.
E allora, ogni 17 ottobre, forse non è soltanto una ricorrenza: è un
invito a riascoltarlo, ancora una volta, con il cuore.