Macomer – Mentre la politica si perde tra “tavoli verdi e blu” e riunioni straordinarie che spesso non lasciano traccia, il Centro Studi Agricoli prova a mettere ordine. E lo fa con un documento impegnativo: il Piano Agricolo Regionale della Sardegna 2026–2035 (PARS), approvato dal Direttivo il 3 settembre a Macomer.
Un piano decennale, costruito su tre parole chiave – semplificazione, sostenibilità, reddito – con l’ambizione di dare finalmente una rotta stabile a un comparto che da anni naviga tra emergenze e promesse.
Le linee guida sono dettagliate: nasce lo Sportello Unico Agricolo Sardo, un front-office digitale per pratiche PAC, PSR, acqua e forestazione; la regola dei pagamenti 120/180 che obbliga la Regione a liquidare premi e misure entro tempi certi, con indennizzi automatici in caso di ritardi; un piano per l’acqua con invasi diffusi, riuso dei reflui e riordino dei Consorzi di Bonifica; la Banca della Terra Sarda, con terreni pubblici a disposizione di giovani e comunità, dotata di 100 milioni di euro.
Non mancano i capitoli su sanità animale e biosicurezza, con controlli permanenti nei porti, né quello sulle filiere strategiche – ovicaprino, bovino, cerealicolo, ortofrutta, olivicolo, apistico, sughero e officinali – sostenute da contratti di filiera regionali. C’è spazio anche per l’energia, con incentivi ad agro-solare e biogas, e per i giovani: premi di insediamento, tutoraggio obbligatorio, formazione continua con l’Accademia Rurale Sarda. A vigilare sull’attuazione del piano sarà la Delivery Unit Agricola Regionale, che ogni tre mesi pubblicherà un cruscotto con dati su pagamenti, acqua e nuove imprese insediate.
Gli obiettivi dichiarati: aumentare la competitività, ridurre la burocrazia, gestire meglio l’acqua, rafforzare le filiere e favorire il ricambio generazionale.
Il tono è diretto e non lascia spazio a giri di parole. «Non ci accontentiamo di rincorrere emergenze e tavoli inutili. L’agricoltura sarda ha bisogno di un piano stabile, serio e decennale. Con il PARS proponiamo alla Regione Sardegna una riforma vera, basata su regole certe, tempi rapidi e strumenti moderni. Il futuro dei nostri agricoltori non può essere lasciato all’improvvisazione», afferma il Centro Studi Agricoli.
Ora la palla passa alla politica. Che dovrà decidere se continuare a inseguire emergenze o raccogliere la sfida di un progetto che almeno prova a guardare oltre il calendario elettorale.