La dermatite nodulare contagiosa continua a tenere in ostaggio la zootecnia bovina sarda. A denunciarlo è il Centro Studi Agricoli, che lancia un allarme senza precedenti: il blocco della movimentazione dei capi verso la Penisola, imposto dall’emergenza sanitaria, potrebbe lasciare invenduti oltre 20.000 bovini entro ottobre. Una stangata che rischia di travolgere definitivamente un comparto già prostrato da costi in crescita e ritardi nei pagamenti.
«La Regione e il Ministero devono intervenire subito – dichiara Tore Piana, presidente del Centro Studi Agricoli – con un piano straordinario di ammasso pubblico delle carni bovine sarde. Senza misure urgenti, sarà il tracollo per centinaia di allevatori».
Il problema nasce dalla norma che vieta la movimentazione extra-regionale degli animali non vaccinati. Per poter riprendere le vendite fuori dall’isola, almeno l’80-100% del patrimonio bovino sardo dovrà essere immunizzato. Ma, secondo le stime del CSA, ci vorranno ancora dai tre ai quattro mesi per completare il ciclo vaccinale. Troppo tardi per salvare il mercato.
Nel frattempo, gli animali potranno essere macellati solo all’interno del territorio regionale, saturando un mercato già fragile e innescando un effetto domino: abbattimento dei prezzi al di sotto dei costi di produzione, rischio speculazioni e rovina per le famiglie coinvolte.
«Non possiamo accettare che ancora una volta a pagare siano solo gli allevatori sardi – insiste Piana – già schiacciati da costi insostenibili per mangimi, carburanti, farmaci, e da una burocrazia lenta. Occorre che lo Stato acquisti direttamente le carni per destinarle a mense pubbliche, ospedali, caserme, scuole e iniziative sociali. Serve un segnale forte per salvare l’intero comparto».
Il Centro Studi Agricoli chiede inoltre che la Regione Sardegna e l’Assessorato regionale all’Agricoltura definiscano con urgenza gli indennizzi per i capi abbattuti e per il blocco delle movimentazioni, al fine di compensare almeno parzialmente le perdite che si preannunciano devastanti.
Un appello chiaro, diretto e senza alternative. Se non si interviene ora, ottobre potrebbe sancire la resa definitiva della filiera bovina sarda.