«È importante registrare come la Regione abbia messo in campo la prossima istituzione di una Unità di progetto tecnica che seguirà tutta l’attività di eradicazione della dermatite dei bovini; bene anche la costituzione di una equipe veterinaria che monitorerà costantemente l’andamento delle vaccinazioni così come gli abbattimenti, in caso di focolaio in situazione allo stato brado, delle unità epidemiologiche infette e quindi il ristoro in tempi rapidi». Lo ha dichiarato il presidente di Confagricoltura Sardegna, Stefano Taras, a margine dell’incontro convocato a Cagliari dall’assessore regionale all’Agricoltura Gianfranco Satta, cui hanno preso parte anche la presidente della Regione Alessandra Todde e gli assessori Bartolazzi e Laconi.
Confagricoltura ha inoltre ottenuto l’impegno della Regione ad anticipare i fondi ministeriali per i ristori, «così che possano arrivare in giro di poche settimane nelle aziende colpite», oltre alla volontà di aggiornare i tabellari relativi al valore dei capi. Tra le proposte accolte anche quella di una campagna informativa su scala regionale: «Trasmissione e contagio della malattia, azioni di vaccinazione, modalità e tempistiche di ristoro su perdite economiche da abbattimenti, cali di produzione latte e mancata movimentazione dei capi sono infatti i punti principali su cui lavorare», ha concluso Taras.
Più critica la posizione del Centro Studi Agricoli, che parla apertamente di “profonda delusione”: «Nessun chiarimento concreto dalla riunione tra Assessori e alcune Associazioni agricole. Solo intenti, nessuna decisione a efficacia immediata». Il presidente Tore Piana non usa mezzi termini: «Serve chiarezza, tempi certi e responsabilità politica – dichiara – non servono tavoli su tavoli, ma azioni, indennizzi certi e rispetto per chi lavora ogni giorno nelle aziende zootecniche sarde».
Nel mirino dell’associazione anche la decisione di vaccinare nel pieno della stagione estiva, con temperature elevate che mettono ulteriormente sotto stress gli animali da latte: una scelta giudicata «rischiosa, soprattutto per gli allevamenti del distretto di Arborea». Sotto accusa anche la mancata risposta alla richiesta di deroga sull’abbattimento dell’intera mandria in caso di un solo capo positivo: «Riteniamo inaccettabile che si continui a utilizzare termini vaghi come “si dovrà”, “si farà” o “si valuterà”, invece di affermazioni chiare e vincolanti come “si è deciso” o “si è stabilito”».
Il rischio, secondo il Centro Studi Agricoli, è che all’emergenza sanitaria si sommi l’ennesimo carico di burocrazia, con danni potenziali ancora maggiori per un comparto già messo alla prova.