Il tempo delle attese è finito. Davanti al ritorno della dermatite nodulare contagiosa dei bovini, il Centro Studi Agricoli alza la voce e chiama la Regione a una reazione immediata. Non è solo una questione sanitaria: è una faccenda di sopravvivenza per centinaia di aziende sarde.
Nel mirino c’è una norma rimasta lì, impolverata, da quasi trent’anni: l’articolo 4 del DPR 362/96, che impone l’abbattimento dell’intera mandria anche in presenza di un solo capo infetto. Una disposizione che oggi appare fuori tempo, fuori logica e, come la definisce Tore Piana, “inaccettabile e antiscientifica”.
“È assurdo continuare ad applicare una norma del 1996 – dichiara il presidente del Centro Studi Agricoli – quando il mondo della zootecnia è cambiato e gli strumenti per intervenire sono altri. Così si mettono in ginocchio gli allevatori, già stritolati da crisi, ritardi della PAC e montagne di burocrazia”.
Le richieste avanzate al Governo regionale sono puntuali e senza fronzoli:
-
Una deroga immediata alla norma, con abbattimenti solo dei capi positivi, e non dell’intera mandria;
-
La definizione rapida degli indennizzi, con copertura totale dei danni economici;
-
L’acquisto urgente dei vaccini e l’attivazione di un piano operativo esteso, prima che il virus dilaghi in tutta l’isola.
La misura è colma, e Piana lo dice senza girarci intorno: “Non c’è un giorno da perdere. Gli assessori alla Sanità e all’Agricoltura devono muoversi subito, senza perdersi in bandi complicati, modulistica, DURC o altre assurdità. Serve chiarezza, serve agire”.
Dietro ogni parola, la denuncia di un sistema che arranca di fronte all’urgenza, mentre le aziende agricole si ritrovano sole, costrette ad affrontare un'epidemia con le mani legate. E il Centro Studi Agricoli lo promette: “Vigileremo. Se le risposte non saranno all’altezza, ci mobiliteremo”.
Nel silenzio di troppe istituzioni, è chi rappresenta chi lavora a pretendere serietà. E a ricordare che i virus passano, ma le omissioni della politica restano.