A lanciare l’allarme non sono stati né la Regione né le associazioni di categoria. Il primo grido d’allerta è arrivato dal Centro Studi Agricoli. Ora, mentre tutti si affannano a rincorrere task force, misure straordinarie e piani d’intervento, Tore Piana torna a parlare e ricorda che loro, per primi, avevano denunciato tutto: la fragilità del sistema di controlli, la ciclicità sospetta delle epidemie e i ritardi cronici della politica.
Nel nuovo aggiornamento firmato dal presidente del Centro Studi Agricoli, diffuso il 23 giugno, si chiede un’indagine formale sull’origine e la diffusione dei virus che stanno colpendo da anni il patrimonio zootecnico della Sardegna. «Negli ultimi anni, il comparto zootecnico sardo, in particolare quello bovino, è stato ripetutamente colpito da virus che hanno provocato gravi danni economici agli allevatori locali», scrive Piana, elencando le principali emergenze: il virus del cervo, la Blue Tongue e ora la Lumpy Skin Disease. «Con la presente si chiede formalmente… eventuali accertamenti atti a individuare se vi siano responsabilità umane, omissioni, negligenze o – ipotesi da non escludere – eventuali disegni organizzati volti a danneggiare sistematicamente la zootecnia sarda».
Ma il quadro delineato nel report del CSA è ancora più ampio. Piana non si limita al virus: denuncia la paralisi degli aiuti PAC e CSR, promesse mancate sui ristori per la siccità, porti sardi sguarniti di polizia veterinaria, assenza di programmazione politica. Un lungo elenco di colpe. «La Sardegna non ha un piano organico di medio-lungo periodo per il rilancio del settore primario», si legge nel documento. E ancora: «Che fine hanno fatto OILOS e i distretti agroalimentari?», «La misura 2 del PSR è diventata l’ennesima trappola», «Anche i settori che vanno bene rischiano di franare domani».
La conclusione è una chiamata alla resa dei conti: «La responsabilità di questa situazione è prima di tutto politica. Il principale responsabile è l’assessore regionale all’agricoltura, che deve prendere atto del fallimento della propria linea di gestione. Se non ci sarà un’inversione di tendenza immediata, andiamo incontro a un’unica prospettiva: desertificazione delle campagne, fuga dei giovani e spopolamento delle zone interne».
Il Centro Studi Agricoli chiede l’apertura immediata di un tavolo di crisi permanente e l’avvio urgente di un piano strategico. Ma intanto, la dermatite nodulare è già qui. E le risposte continuano ad arrivare in ritardo.