Il recente ritrovamento di una busta contenente ossa umane presso il rio Cixerri, nella località "Tanca Miceli Serra" di Siliqua, ha acceso i riflettori su un caso dalle molteplici sfaccettature. I carabinieri della stazione locale, coadiuvati dall’Aliquota Operativa della Compagnia di Iglesias, hanno avviato un’indagine complessa per accertare l’origine e la datazione dei resti, mentre la Procura ha disposto l’intervento di un consulente medico-legale. Le prime ipotesi oscillano tra il ritrovamento di sepolture antiche e scenari legati a attività criminali, con la comunità locale colta da un misto di sconcerto e curiosità. Questo evento non solo solleva interrogativi investigativi, ma invita anche a riflettere sul rapporto tra il territorio e le tracce del passato, umano e geologico, che esso custodisce.
Siliqua, comune della Sardegna sud-occidentale, sorge in un’area caratterizzata da un paesaggio collinare modellato dall’azione millenaria del rio Cixerri. Questo corso d’acqua, affluente del Flumini Mannu, ha scavato nel tempo una valle ricca di formazioni rocciose calcaree e depositi alluvionali, creando un ambiente ideale per l’insediamento umano fin dalla preistoria. La località "Tanca Miceli Serra", situata nei pressi del greto fluviale, presenta un sottosuolo costituito da strati sedimentari alternati a litologie compatte, fattore che ha favorito la conservazione di reperti organici in contesti anaerobici.
Nel pomeriggio del 1° giugno 2025, due cittadini in passeggiata lungo il greto del Cixerri hanno notato una busta in plastica rigida parzialmente sepolta tra i detriti fluviali. L’apertura cautelativa dell’involucro ha rivelato la presenza di due teschi e numerose ossa lunghe, il cui stato di fossilizzazione ha immediatamente suggerito un’origine antica. La segnalazione ai carabinieri di Siliqua ha attivato il protocollo per i ritrovamenti di resti umani, con l’intervento dell’Aliquota Operativa di Iglesias per i rilievi tecnico-scientifici.
Il sequestro disposto dall’Autorità Giudiziaria ha consentito il trasferimento dei resti al laboratorio di antropologia forense della Procura di Cagliari. Le prime osservazioni macroscopiche hanno evidenziato assenze di tessuti molli residui e un grado di mineralizzazione compatibile con sepolture plurisecolari. La spettrometria a raggi X ha rilevato alte concentrazioni di calcio e stronzio, tipiche di ossa soggette a processi di diagenesi in ambienti acquiferi. Per la datazione assoluta è stata richiesta l’applicazione del radiocarbonio (C14) su campioni di collagene estratto dalle epifisi femorali.
La morfologia del sito e le caratteristiche dei resti supportano l’ipotesi di un’origine archeologica. In analogia con i ritrovamenti nelle latomie siciliane, è plausibile che le ossa provengano da sepolture secondarie smantellate da fenomeni erosivi. Il rio Cixerri, soggetto a piene stagionali, potrebbe aver trasportato i resti da aree limitrofe, accumulandoli in depressioni naturali. Tale dinamica spiegherebbe la presenza di depositi calcarei sulle ossa e l’assenza di corredo funerario.
Un’altra linea d’indagine considera la possibilità che i resti siano stati prelevati illecitamente da siti archeologici e abbandonati in tempi recenti. Il rinvenimento in una busta rigida, seppur degradata, suggerisce un trasporto intenzionale piuttosto che un deposito naturale. Tale scenario richiama casi di traffico di reperti ossei a scopo esoterico o collezionistico, fenomeno purtroppo documentato in altre regioni italiane.
Il sindaco di Siliqua ha espresso massima collaborazione con le autorità, sottolineando l’importanza di coniugare rispetto per le vittime e tutela del territorio. Le scuole locali hanno avviato progetti didattici sulla storia del Cixerri, trasformando l’evento in un’opportunità educativa. Intanto, la Soprintendenza Archeologica ha annunciato prospezioni geofisiche per mappare eventuali siti sepolti nell’area.
I risultati delle analisi al C14, attesi entro settembre 2025, dirimeranno la questione cronologica. Se confermata l’antichità dei resti, si aprirà un fronte di ricerca interdisciplinare volto a contestualizzare i reperti nel panorama insediativo sardo. Viceversa, una datazione recente imporrebbe approfondimenti giudiziari, con possibili ripercussioni sulle indagini in corso.
Il caso di Siliqua rappresenta un esempio emblematico di come un ritrovamento fortuito possa sollevare interrogativi che travalicano l’ambito strettamente investigativo. Che si tratti di una testimonianza archeologica riemersa grazie all’erosione fluviale o di un episodio legato a illeciti moderni, l’evento sottolinea l’importanza di approcci multidisciplinari nella gestione del patrimonio osseo. Le prossime settimane saranno cruciali per sciogliere i nodi ancora aperti, offrendo nel contempo spunti di riflessione sul rapporto tra comunità locali e tracce materiali del passato.