Accade a Sorso che l’umanità più vile si travesta da buon samaritano per colpire chi è solo e in difficoltà. Era la sera del primo giugno quando, in una casa qualunque di una via qualunque, una donna anziana — sola, fragile, riversa a terra dopo una caduta — ha gridato per chiedere aiuto. Il soccorso è arrivato sotto forma di uno sconosciuto che ha varcato la soglia forzando la porta. Le ha teso una mano, l’ha sollevata, l’ha adagiata sul letto. Poi, voltandosi, ha fatto ciò che solo chi è davvero meschino riesce a concepire: ha trafugato i suoi gioielli.
Non erano semplici monili. Erano ricordi, lacrime, eredità di vite intrecciate e perdute. Cinquemila euro di valore, forse. Ma il danno morale — quello sì — incalcolabile.
Allertati da alcuni passanti insospettiti, i Carabinieri dell’Aliquota Radiomobile di Porto Torres, insieme ai colleghi della Stazione di Sorso, sono intervenuti in pochi minuti. Raccolta la denuncia, hanno avviato una caccia all’uomo fatta di immagini recuperate da una telecamera, di analisi dei movimenti, di perlustrazioni sul campo. E così, poche ore dopo, l’autore del furto è stato individuato mentre vagava a piedi, probabilmente convinto di averla fatta franca.
Il magistrato di turno presso la Procura di Sassari, informato dei fatti, ha disposto il trattenimento del soggetto presso le camere di sicurezza. Per lui si aprono le porte del rito direttissimo, che verrà celebrato in giornata.
Un fatto di cronaca, certo. Ma anche un monito. Perché una società si misura dalla cura che ha per i suoi anziani, per i suoi fragili. E quando a venir meno è perfino il riflesso morale di chi tende una mano, allora non resta che il rigore della legge a restituire dignità a chi l’ha vista calpestata.
Naturalmente, come la legge impone e la civiltà suggerisce, l’indagato è da ritenersi innocente fino a prova contraria, sancita da sentenza definitiva. Ma la cronaca, oggi, racconta una triste verità: in quella casa, quella sera, il bisogno ha incontrato il tradimento.