Registro nazionale sulla disforia di genere, Ghirra (AVS) interroga i Ministri Schillaci e Roccella

Un’interrogazione parlamentare è stata presentata alla Camera da Francesca Ghirra, deputata del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, insieme ai colleghi Elisabetta Piccolotti e Marco Grimaldi, in merito alle anticipazioni riguardanti l’istituzione di un registro nazionale sulla disforia di genere. Il documento è stato rivolto al Ministro della Salute e al Ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, a seguito di informazioni emerse sul possibile esito dei lavori del tavolo tecnico interministeriale, istituito nel maggio 2024 per l’elaborazione di protocolli e linee guida sui percorsi di affermazione di genere per persone trans e non binarie.

Secondo quanto riportato da organi di stampa e citato nell’interrogazione, il nuovo registro della disforia avrebbe l’obiettivo di raccogliere dati sanitari sia di minori in trattamento con bloccanti della pubertà, sia di adulti sottoposti a terapie ormonali. La misura, secondo gli interroganti, rischierebbe di configurarsi come un sistema di controllo centralizzato sui percorsi di transizione di genere, con potenziali ricadute negative sulla privacy degli utenti, sullo stigma sociale e sull’accesso alle cure.

Ulteriore elemento di preoccupazione è la presunta introduzione dell’obbligo di cinque visite psichiatriche per gli adulti che intendono iniziare un trattamento ormonale. Tale vincolo, viene osservato nel testo, apparirebbe più come uno strumento di rallentamento e ostacolo all’accesso ai percorsi, piuttosto che una reale esigenza medica. A sostegno della propria posizione, Ghirra e i firmatari dell’interrogazione ricordano che l’incongruenza di genere non è più classificata come disturbo mentale dall’Organizzazione Mondiale della Sanità dal 2018.

Nel testo si sottolinea che il tavolo tecnico, composto da 29 professionisti – tra endocrinologi, psichiatri e ginecologi – non ha incluso rappresentanti delle persone trans, elemento che gli interroganti considerano rilevante per una valutazione equilibrata delle misure proposte. Inoltre, si evidenzia come il linguaggio utilizzato nei documenti ufficiali continui a fare riferimento alla “disforia di genere”, una dicitura che secondo la deputata Ghirra e i cofirmatari riporta a una retorica patologizzante.

Alla luce di questi elementi, l’interrogazione chiede al Governo:

  • se intenda effettivamente istituire il registro nei termini descritti;

  • se abbia intenzione di modificare i protocolli esistenti, con particolare riferimento all’introduzione dell’obbligo di visite psichiatriche multiple;

  • quali misure si intendano adottare per tutelare i diritti delle persone che intraprendono un percorso di affermazione di genere.

Il testo dell’atto parlamentare, classificato con il numero 4/04786, è consultabile sul sito della Camera dei Deputati. L’interrogazione è attualmente in corso di valutazione presso il Ministero della Salute, delegato a fornire risposta.

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