Il Presepe più antico del mondo (così come lo intendiamo noi) si trova a Roma, nella chiesa di Santa Maria Maggiore. È una scultura in pietra della “Natività”, opera di Arnolfo di Cambio, che la eseguì su commissione di Papa Niccolò IV, francescano, nel 1291, che voleva celebrare il presepe di Greccio.
La scelta di questa basilica non è casuale. Santa Maria Maggiore è una delle quattro basiliche papali di Roma e custodisce importanti reliquie, tra cui frammenti della mangiatoia di Gesù. Questo legame con la storia della Natività rende la basilica il luogo ideale per ospitare il presepe di Arnolfo.
Arnolfo di Cambio, era un geniale artista toscano dalle grandi capacità scultoree e dalle cui mani e scalpelli venne fuori la rappresentazione della nascita di Gesù.
Il presepe di Arnolfo non è un'unica scena, ma un insieme di sculture che rappresentano diversi momenti della Natività: la Vergine con il Bambino, San Giuseppe, i Re Magi, il bue e l'asinello. Originariamente, l'opera era più ampia, ma purtroppo alcune parti sono andate perdute nel corso dei secoli. Le statue rimaste, tuttavia, testimoniano la grande maestria di Arnolfo nel lavorare il marmo e nel dare espressività alle figure.
Le opere sono state lavorate in altorilievo su fondi marmorei dipinti, rispecchiando il criterio definito della “visibilità”, cioè sono state realizzate solo nelle parti visibili, ma all’osservatore appaiono come fossero state scolpite in tutto tondo. Le statue erano poste in modo da creare un effetto di coinvolgimento del visitatore che, entrando, veniva anche lui a far parte della scena. Giuseppe è proteso verso il pubblico e suscita un dialogo silenzioso con lo spazio circostante, egli stesso spettatore della scena divina. Al lato opposto vi è il terzo Magio, che è volto verso il Bambino.
Questa raffigurazione ha una grande forza espressiva: raccolta in ginocchio, con le mani giunte, pur volgendo le spalle al pubblico, in quel gesto abbraccia e coinvolge. Qui è lo stupore di Betlemme narrato con grande sensibilità, sia attraverso l’espressione pensosa di Giuseppe con le mani poggiate sul bastone, sia attraverso gli sguardi sorpresi dei due Magi che si scambiano ammirati la gioia incantata nel vedere Dio Bambino, ma soprattutto attraverso il volto rapito del vecchio Magio inginocchiato a mani giunte.
Il presepe di Arnolfo è considerato il primo esempio di presepe tridimensionale e permanente nella storia dell'arte occidentale. Rappresenta un importante passaggio dall'iconografia bidimensionale delle rappresentazioni precedenti a una forma più realistica e coinvolgente. Questo modello ha influenzato profondamente la successiva evoluzione del presepe, sia nella forma scultorea che in quella presepiale più popolare.
In conclusione, il presepe di Arnolfo di Cambio a Santa Maria Maggiore non è solo un'opera d'arte di inestimabile valore, ma anche una testimonianza della profonda devozione per il Natale e un importante tassello nella storia della cultura occidentale.